Raytheon AN/ALQ-249 NGJ (Next Generation Jammer)

Il sistema di attacco elettronico AN/ALQ-99, pur sofisticato, accusa ormai il peso degli anni. Ancora operativo sui nuovi EA-18 Growler, soffre di bassa affidabilità e potenza ormai insufficiente. Interferisce col radar AESA, richiede un impegno notevole all’operatore e rallenta l’aereo a velocità subsonica.  E’ in difficoltà ad affrontare radar a schiera in fase moderni, con potenza maggiore, elevata processazione e nuove forme d’onda.

Per rimediare ai difetti la US Navy, nel 2008, ha richiesto un nuovo sistema in grado di potenziare le capacità di attacco elettronico attuali e future. Destinato agli EA-18G non è escluso il possibile impiego sugli F-35. La gara ha visto quattro ditte in competizione per il Next Generation Jammer: Raytheon, Northrop Grumman, BAE Systems e ITTBoeing

L’acquisizione avverrà in tre fasi, definite Increment 1, 2, 3. L’ALQ-249 fornirà copertura sull’intero spettro di frequenze, da quelle basse dei radar di primo avvistamento, alle alte dei radar di controllo del fuoco, oltre al disturbo delle comunicazioni. La specifica richiede maggior ERP (1 MW), più modulazioni, controllo della polarizzazione, attacco informatico e minor costo. La Boeing fornisce l’integrazione sugli  EA-18G.

Increment 1:  ALQ-249(V)1 MB 

La vincitrice Raytheon è stata scelta nel 2013 per fabbricare 138 NGJ per la banda media. I prototipi vengono provati su un Gulfstream-III. La ditta fornirà 15 prototipi per i test e 14 esemplari per la certificazione.

L’Increment 1 Mid-Band prevede due pod lunghi 4,57 metri sotto le ali del Growler. Ogni pod ha 4 AESA, 2 anteriori e 2 posteriori operanti nelle bande medie su un arco di 120° in avanti e sul retro, ma in grado di ruotare, forse di 30°, sui lati, dato che la copertura è di 360°. Una schiera in ogni coppia copre le frequenze medio alte dei radar di controllo del fuoco, fino alla banda J. L’altra le frequenze medio-basse fino alla banda E dei radar di ricerca e acquisizione. La presenza di due bande elimina la necessità di riconfigurazione ad ogni missione, tipica degli ALQ-99, che potevano operare sulla banda medio-alta 9-10 (7,8-20 GHz) o medio-bassa 7-8 (2,5-7,8 GHz) ma non su tutte e due contemporaneamente.  L’ALQ-249 ha due coppie di portelli che si aprono, quando il sistema è attivo, per far entrare  e uscire l’aria ed alimentare la turbina (RAT) in posizione centrale. Il requisito chiedeva una turbina interna per evitare la resistenza aerodinamica, e una potenza non inferiore a 60 kW a 407km/h a 7620 metri di quota. La turbina prodotta dalla ATGI (Hi-RAT) ha un diametro di 61cm ed è lunga 152cm. Produce oltre 140 kW, contro i 27 dell’ALQ-99. Ha minori perdite in trasmissione. La potenza continua minima richiesta è di 65 kW a 6100-7600 metri di quota, ma l’obbiettivo è oltre 65 kW a oltre 9150 metri. La potenza effettiva massima radiante (ERP) potrebbe avvicinarsi a 1 MW con fasci di disturbo di 0,5-1°.

Le antenne impiegano semiconduttori al nitruro di gallio (GaN) con notevole aumento di prestazioni rispetto all’arseniuro di gallio e potenza aumentata di cinque volte, o riduzione alla metà delle antenne a parità di prestazioni. Una tecnologia presto implementata anche sui radar TPY-2 del THAAD, MPQ-65 del Patriot PAC-3 e SPY-6 sugli Arleigh Burke, ed elemento chiave per la vittoria della Raytheon. L’alta densità di componenti GaN ad alta potenza e alta frequenza, in poco spazio e con limiti di peso, richiede un’ottima dissipazione del calore, ottenuta con un sistema di raffreddamento monofase a fluido simile ad un sofisticato radiatore.  Il progetto, però, rende la sezione centrale inutilizzabile per i disturbatori, limitando la possibilità di ingaggio laterale. La proposta ITTBoeing, invece, aveva 6 AESA con copertura a 360°. Vi sono precisi limiti di peso e dimensioni per non ridurre la manovrabilità e il raggio d’azione dei Growler.

Il pod opera in autonomia, analizzando i segnali e avviando il disturbo. Le antenne AESA ad alta potenza possono disturbare frequenze multiple contemporaneamente, più velocemente e con superiore efficienza. I fasci possono  essere diretti istantaneamente da un radar a un altro o si può formare un superfascio concentrato. Il sistema può essere usato per autodifesa o per scorta stand-off fuori dalla portata dei missili nemici, coprendo l’intera formazione in attacco, mantenendo la possibilità di comunicare o effettuare SIGINT. Modifica le emissioni se il radar modula il segnale per evitare il disturbo. Può effettuare, infine, attacchi informatici nei network di difesa aerea o distruggere le antenne con impulsi di microonde ad alta potenza (HPM).   

L’NGJ ha un software ad architettura “aperta” e  il computer può integrare velocemente nuove tecnologie o istruzioni all’apparire di nuove minacce. Prima erano necessari anche tre mesi per modificare i circuiti integrati. Ora bastano poche ore per riprogrammare il jammer. La libreria identifica le minacce. Se ne appaiono di nuove, è possibile riprogrammare le tecniche di disturbo attraverso il sistema di pianificazione  missione sull’EA-18G.

Nel 2017 la Marina ha scoperto diverse carenze nella struttura del pod che hanno richiesto la riprogettazione, continuando però lo sviluppo e l’integrazione dei sottosistemi. Il pod ha passato la prima revisione progettuale al Naval Air Station  di Patuxent River, lo sviluppo è proseguito in linea coi requisiti e i test sono iniziati. I ritardi hanno, però, posticipato la fine dello sviluppo dell’NGJ-MB almeno al 2020 e l’IOC è stata spostata al 2022. La RAAF australiana  e la  USNavy hanno firmato un accordo per sviluppare assieme l’ALQ-249 NGJ-MB. Per recuperare i ritardi la competizione per i modelli successivi  è stata riaperta.

Gli EA-18G avranno una configurazione iniziale di 2 NGJ Mid-Band sotto le ali e 1 ALQ-99 Low-Band (bande 1,2,3) sotto la fusoliera.

Increment 2

La Northrop Grumman ha ricevuto alla fine del 2018 un contratto per aggiornare ulteriormente l’ALQ-99, ritenendone le capacità sufficienti per le operazioni di attacco antiterrorismo. Ritardando però lo sviluppo di un sostituto. E’ necessario un sistema più capace nelle basse frequenze, in caso di conflitto contro la Russia o la Cina. I moderni sistemi di difesa aerea, come gli S-300 e 400 sono in grado di rilevare, con radar AESA a bassa frequenza, velivoli stealth a distanze via via maggiori, impiegando processori digitali più veloci, mettendo a rischio anche gli aerei di quinta generazione. 

Gli ostacoli durante lo sviluppo dell’NGJ-MB ne hanno ritardato lo spiegamento, influenzando la decisione di scegliere altri soggetti per lo sviluppo dell’NGJ-LB (low-band). Il Naval Air Systems Command (NAVAIR) ha richiesto opzioni per il disturbo dei radar di avvistamento in banda bassa.  A luglio del 2018 sono stati assegnati due contratti alla L3 e alla Northrop GrummanHarris Corporation, ognuno da oltre 35 milioni di dollari, per sviluppare i prototipi in una fase DET (Demonstration of Existing Technologies) di 20 mesi, eliminando le proposte Raytheon e Lockheed Martin/Cobham. Il GAO ha rifiutato le proteste della Raytheon confermando il contratto a ottobre 2018. La fase DET dovrà definire se le tecnologie permettono di realizzare un disturbatore a banda larga e bassa frequenza nei limiti di dimensioni, peso, potenza e raffreddamento. E’ previsto che l’NGJ-LB inizi i test nel 2019, con l’IOC nel 2022. Un F-18E Super Hornet sarà usato per i test, col pod sotto la fusoliera.

NGJ-LB monterà probabilmente antenne AESA ad alta potenza per ingaggiare un numero maggiore di emittenti a bassa frequenza contemporaneamente con precisione da lunga distanza, senza disturbare i radar amici. La potenza richiesta è di oltre 30 kW. Il pod L3-Northrop Grumman è più compatto di quelli Raytheon, dati i limiti di spazio sotto la fusoliera degli EA-18G. La USNavy considera l’EA-18G vitale per l’F-35C, nel “Modified Escort Jamming” volando fuori dell’inviluppo, in costante aumento, dei SAM.  

NGJ-LB può proteggere gli stealth B-2, B-21, F-22 ed F-35, le cui caratteristiche di bassa osservabilità sono ottimizzate per le bande G-J. Dovrà disturbare i radar dei sistemi di difesa aerea integrata (IADS) consentendo non solo la sopravvivenza dei velivoli ma anche l’ingresso nell’area del bersaglio, l’attacco e il ritorno sicuro. E attaccherà anche i sistemi di comunicazione, compresi i cellulari, per prevenire la detonazione degli IED. Per questo il pod sarà modificato, aumentandone lievemente la larghezza. Coprirà le bande A-D, sostituendo i pod ALQ-99 in banda VHF e UHF.

Increment 3

La terza fase NGJ-High Band (HB) seguirà dopo 12-24 mesi. Il pod Raytheon permetterà di attaccare le frequenze oltre la banda J (banda 10), limite dell’ALQ-99. La richiesta prevede una potenza continua vicina ai 100 kW, perciò sarà l’ultimo sviluppato. Non è chiaro se verrà realizzato un terzo pod o se verrà sfruttato il potenziale di crescita dei sistemi in banda media. L’IOC è prevista per il 2024.

Fonti

https://www.janes.com/article/84122/l3-northrop-grumman-receive-ngj-low-band-technology-contracts

https://tecnomilitar.wordpress.com/2017/09/18/new-generation-jammer-ngj/

https://thaimilitaryandasianregion.wordpress.com/2016/01/14/ea-18g-growler-electronic-attack-aircraft/

http://www.thedrive.com/the-war-zone/24475/navys-next-gen-jammer-is-three-pods-not-one-and-competition-for-one-of-them-just-heated-up

https://www.facebook.com/tecnomilitar2/

One thought on “Raytheon AN/ALQ-249 NGJ (Next Generation Jammer)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *