MBDA (BAe) ALARM

Nel 1977 il Ministero della Difesa inglese ha avviato uno studio sulle operazioni Wild Weasel in Vietnam, concludendo che i futuri conflitti avrebbero richiesto missili antiradar sofisticati. La RAF non riteneva, comunque, applicabile il sistema americano, che obbligava all’adozione di velivoli dedicati e costosi da mantenere e dei sistemi relativi, come il sofisticato APR-38/47 sugli F-4G. Nel 1978 è stata emessa la specifica ASR-1228 per un nuovo missile antiradar, per sostituire gli AGM-45 Shrike e gli AS.37 Martel. Si richiedeva un’arma lanciabile ad alta velocità e bassa quota, oltre la portata delle difese avversarie, compatta e leggera per essere portata in quantità dai Tornado in missioni SEAD o di autodifesa, ma anche su velivoli più piccoli, come gli Harrier e gli Hawk. I vettori non avrebbero dovuto montare dispositivi ESM o ELS speciali, ogni aereo avrebbe potuto impiegarlo indipendentemente dalla dotazione EW di bordo. La RAF, come la USNavy, preferiva attaccare le difese terminali, impiegando gli ARM pre-programmati o in modalità reattiva.

Nella gara del 1982, la British Aerospace Dynamics ha presentato l’ALARM (Air Launched Anti-Radiation Missile) e la Texas InstrumentsLucas Aerospace lo HARM. Il secondo era più economico, ma l’ALARM avrebbe favorito l’industria inglese, così il nuovo missile è stato selezionato a luglio del 1983, con un contratto di sviluppo. All’inizio del 1986 la Royal Ordnance, responsabile del previsto motore Nuthatch, si è trovata in difficoltà. La BAe, l’anno dopo, lo ha sostituito con un motore della Bayern Chemie. I costi sono presto raddoppiati, passando a 400 milioni di sterline, con le consegne slittate dal 1987 al 1990 e una produzione prevista di 750 esemplari iniziali e 2000 in totale. I lanci di prova sono iniziati alla fine del 1988, inizialmente con motori del Red Top modificati, e proseguiti a China Lake fino a ottobre del 1990. Appena completati i test, nel 1991 il missile è entrato in azione nella Guerra del Golfo. Ne sono stati fabbricati oltre 1200, dal 1999 prodotti dalla MBDA. La RAF lo ha ritirato a dicembre 2013.

Ha fatto parte della dotazione dei Tornado GR.4 ed EF.3, ma era compatibile anche con gli Harrier, Sea Harrier, Hawk, Jaguar e gli elicotteri Lynx. Il previsto impiego sui Typhoon pare non abbia avuto luogo. Alcune fonti riportano pure i J-22 Orao come vettori. L’ALARM, più flessibile ed avanzato dell’AGM-88 è, però, meno veloce ed è più costoso. Il peso inferiore consente il trasporto di molti esemplari, nel caso del Tornado IDS fino a 9 su binari tripli e sotto la fusoliera.

Il missile sfrutta tre differenti interfaccia. Quella più semplice, Two Signal Interface, richiede la programmazione a terra, quindi è poco flessibile. La procedura prevede solo il puntamento nella direzione del bersaglio e il lancio. L’Active Interface, pur prevedendo la programmazione della modalità e dei parametri del radar a terra, consente l’inserimento di posizione e velocità del bersaglio prima del lancio, e ampia possibilità di manovra al vettore. Il Full Intelligent Interface, permette la riprogrammazione fino al momento del lancio, selezionando i parametri del radar, la distanza, la modalità di attacco, le minacce prioritarie e la quota di scoppio, oltre a verificare eventuali anomalie su uno schermo in cabina. Richiede il collegamento del missile, tramite MIL STD 1553B bus e un binario specifico, al sistema ESM dell’aereo tramite apposito software. L’impiego di un ricevitore in grado di rilevare con precisione la distanza, come l’ELS, rende l’ALARM molto più preciso nell’impiego. La programmazione a terra, invece, estende i tempi di risposta e, se questo non è un problema contro bersagli fissi a terra, lo diventa contro radar mobili, navali e terrestri.

ALARM Mk-1

Lungo 4,24 metri, con un diametro di 23 cm e una apertura alette di 73 cm, pesa 268 kg. Il motore a propellente solido bistadio MBB/Bayern Chemie Bayard, a bassa emissione di fumo, lo accelera a 2,3 Mach. La spinta del booster è 10 volte più alta di quella del motore di sostentamento e il profilo di combustione prevede la riaccensione dopo la fase loiter. Il raggio d’azione varia tra 8 e 45 km ma, se la distanza è conosciuta, può raggiungere i 90-100 km per un lancio ad alta quota. Il lancio in cabrata a 4g aumenta la portata del 10 %.

Ha 5 modalità, programmate prima del lancio, tutte con attacco terminale verticale. 

Direct Mode: lancio diretto, con distanza e direzione conosciute, e traiettoria  ottimizzata per colpire nel minor tempo possibile un bersaglio pre-determinato. Il bersaglio è designato dal sistema EW dell’aereo o acquisito lungo la traiettoria. Il raggio d’azione può raggiungere i 93 km. In fase terminale, sale e attacca dall’alto. Se il radar si spegne, si dirige su un secondo radar.

Loiter Mode (barrage): indiretto, richiede i dati di direzione e distanza. Il lancio avviene a bassa quota, fino a 40 km dal radar, sotto la cortina radar. Il missile raggiunge una quota tra i 12000 e i 21000 metri, spegne il motore, stacca la parte posteriore e apre il paracadute pilota che attiva quello principale. La discesa può durare da due a molti minuti, secondo il profilo di lancio, e il sensore scansiona a spirale il settore. Se un radar si attiva, sgancia il parafreno, riaccende il motore e attacca in verticale. Se i radar restano inattivi, la durata della discesa frenata è sufficiente a far passare indenni gli attaccanti. Il lancio di missili in successione, prolunga il periodo utile. E’ possibile selezionare solo le frequenze di interesse, per esempio quelle di un aeroporto.

Dual mode: fornito dei dati di distanza e direzione, il missile attacca in Direct Mode, passando al Loiter se i radar si spengono.

Corridor/Area Suppression Mode: indiretto, per lancio a bassa quota, contro radar mobili di posizione sconosciuta. L’ALARM sale in traiettoria  loft, poi plana, a motore spento e senza parafreno, in lieve picchiata, alla ricerca dei radar pre-programmati. L’aereo rimane sotto la copertura radar, senza necessità di salire di quota per il lancio, sistema usato in Desert Storm.

Universal Mode: modalità di lancio a quote medio-alte, contro radar mobili di posizione sconosciuta. Lo schema di ricerca è più largo e per tempo superiore, con raggio d’azione maggiore. Il lancio è in modalità diretta. In caso di spegnimento del radar, il missile sale in quota e passa alla modalità Loiter.

Il sensore passivo a banda larga a supereterodina Marconi Defence and Space Systems (GEC), a microprocessore, ha quattro antenne elicoidali che formano un interferometro a due assi. Rileva segnali sulle bande medie e alte, sicuramente almeno tra 2 e 10 GHz (bande E-I), anche in ambiente elettronicamente saturo. Seleziona solo le lunghezze d’onda e la PRF delle minacce programmate. Se il radar primario si spegne, passa al successivo prioritario. Se è ormai vicino, mantiene la rotta via INS, ricordando la posizione in base all’ultima trasmissione. Il sensore è dotato di ECCM.

L’ALARM sfrutta il fatto che i radar moderni, pur con ridottissimi lobi secondari laterali, presentano lobi verticali più evidenti, rilevati dal missile in picchiata verticale come segnali stabili di intensità variabile, che permettono una guida precisa e continua, a differenza di altri missili che ricevono segnali pulsanti dalle antenne rotanti e devono affidarsi solo al sistema inerziale, con errori anche notevoli. La Mission Control Unit a microprocessore digitale Zilog Z8002 controlla l’autopilota e la navigazione, tramite una unità inerziale strapdown della BAe, connessa al MIL-STD-1553, che riceve i dati di navigazione dall’aereo prima del lancio. Processa i segnali ricevuti, identifica i radar e forma la lista prioritaria.

La spoletta di prossimità Thorn EMI impiega un laser orientato in avanti FLRF (Forward Looking Range Finder), che misura la quota con precisione, attivando la testata nel momento in cui passa vicino all’antenna radar. La testata, della MBB, è a scoppio-frammentazione, con elementi in tungsteno per perforare non solo l’antenna, ma l’elettronica e i veicoli di supporto.

Diversi radar moderni sono montati su tralicci, per poter estendere la copertura radar a bassa quota. Tipici esempi i sistemi Flap Lid, Big Bird e Clam Shell degli SA-10 Grumble, o i Grill Pan degli SA-12 Gladiator. L’identificazione precisa del tipo di radar permette la selezione accurata della quota di scoppio, per far esplodere la carica al massimo a 1 metro di distanza, ottenendo il massimo effetto pur con una piccola testata.

ALARM Mk-2

All’inizio del 2000, a seguito della specifica SR(A)-1247, il sensore ha subito un aggiornamento di mezza vita per aumentarne la sensibilità contro un numero maggiore di radar. La precisione è aumentata e si è inserito un nuovo motore. Nel 2003, è stato impiegato nell’operazione Telic in Iraqi Freedom.

In combattimento

Nella Guerra del Golfo del 1991 ne sono stati lanciati 123, altre fonti riportano 121, in 24 missioni SEAD e 52 missioni d’attacco, consumando entro metà febbraio l’intera riserva disponibile. I lanci sono avvenuti a quote variabili tra 800 e 6000 metri, talvolta senza successo per problemi tecnici. I dati di programmazione sui radar iracheni erano forniti dai sistemi di ascolto ELINT dei Nimrod R.1P ed RC-135U/V/W Combat Sent/Rivet Joint, condizione essenziale per poter affrontare le difese aeree degli aeroporti e i radar di avvistamento.

Come spesso è avvenuto in situazioni simili, talvolta il semplice “avviso di lancio”, su canali radio non criptati, era sufficiente a provocare lo spegnimento dei radar. Peraltro i piloti americani confondevano gli ALARM in salita con i missili superficie-aria.

Nel 1995 l’ALARM è stato impiegato nella Deliberate Force sui Balcani.

Nel 1999 ne sono stati lanciati 6 nell’operazione Allied Force in Kosovo.

Nel 2003 sono stati lanciati 47 missili durante l’invasione dell’Iraq (operazione Telic).

Nel 2011 è stato impiegato nell’operazione Ellamy in Libia, parte di Odyssey Dawn/Unified Protector, volta a proteggere i civili dalle forze lealiste.

Nel 2015 l’Arabia Saudita ha usato parte dei 250 ALARM acquistati nel 1991, nella guerra civile in Yemen.

Non sono giunti altri ordini dall’estero. Il missile è stato integrato solo sul Tornado. Il suo impiego su velivoli privi di rilevatori di distanza è meno efficace e pare sia vulnerabile alle esche. Il previsto sostituto, dopo un buco temporale notevole, sarà il nuovo SPEAR 3.

Fonti

https://journals.pan.pl/Content/87423/PDF/34.pdf

https://en.missilery.info/missile/alarm

https://en.citizendium.org/wiki/BaE_Systems_ALARM

https://weaponsystems.net/system/106-ALARM

http://www.ausairpower.net/alarm-armat.html

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