Alla fine del 1944 il problema della difesa delle unità navali si era fatto pressante, dopo gli attacchi Kamikaze e lo sviluppo dei primi missili guidati antinave tedeschi e giapponesi. E’ stato così varato, all’inizio del 1945 il progetto Bumblebee per la realizzazione di un missile intercettore con un raggio di 18,5 km e una tangenza di 9144 metri, con testata di 136-272 kg e un PK del 30-60 %. L’entrata in servizio era prevista per il 1949. A metà degli anni ’50 il programma, inizialmente guidato dall’Applied Physics Lab, ha dato vita a numerosi progetti interessanti che avrebbero portato allo sviluppo dei missili serie T. Tra il 1945 e il 1948 si sono susseguiti molti razzi sperimentali (Cobra, PTV-N-4 BTV, CTV-N-8 STV ), volti a testare statoreattori, booster, sistemi alternativi di guida e controllo del volo, con dimensioni via via crescenti. Lo statoreattore sembrava la scelta migliore per assicurare un raggio esteso ma tutto andava realizzato da zero. Nel 1948 è stato adottato il nome Talos. Nello stesso anno il missile sperimentale STV-3, con booster e sostentatore a propellente solido, con portata di 18,5 km, ha dato vita a un programma parallelo che, rispondendo in parte alle specifiche, avrebbe potuto entrare subito in servizio: il SAM-N-7, avviato nel 1950, in seguito ribattezzato Terrier. Nel 1955 lo sperimentale STV-5 avrebbe dato invece vita al Tartar.
Nel dicembre 1948 è iniziato lo sviluppo dell’XPM (Experimental Prototype Missile) a statoreattore, già con le linee definitive del Talos, con sistemi di controllo, guida BR a mezza via, guida terminale e testata, frutto dei test precedenti. Il booster ha richiesto diverse riprogettazioni. L’XPM ha iniziato i test nel 1949, raggiungendo Mach 2 e 46 km. Nel 1951 ulteriori modifiche hanno portato al prototipo definitivo XSAM-N-6 o RTV-N-6A4, con alette booster grandi, lanciato per la prima volta a ottobre del 1952, che ha intercettato un drone a White Sands.
RIM-8A First Tactical Talos
Lo sviluppo del SAM-N-6B è iniziato nel 1955 e il missile ha raggiunto l’operatività nel 1959 sull’incrociatore Galveston. Nel 1963 è stato ridesignato RIM-8. Impiegava un nuovo booster Mk-11 mod. 0 con alette piccole, lungo 3,05 metri, con un diametro di 76 cm, di 1792 kg. Forniva 50350 kg/sp per 4,1 secondi. Il missile vero e proprio era lungo 6 metri, aveva un diametro di 71 cm, una apertura alare di 2,8 metri e alette in coda di 1,73 metri di apertura. Pesava 1374 kg, con 265 litri di JP-5 e nafta. Aveva un cono con angolo ridisegnato e presa d’aria maggiorata. Raggiungeva 2,1-2,2 Mach. Il raggio d’azione era compreso tra 9 e 92-111 km, con una quota massima di 18288 metri. Poteva virare a 12g a livello del mare e 3g a 18288 metri. La testata ad alto esplosivo a barre preframmentate, di 190 kg, era dietro il compressore.
Il sistema di illuminazione terminale a impulsi del radar AN/SPG-49 era ottimo contro bersagli a media e alta quota, con molti impatti diretti nelle prove ma, a meno di 300 metri, il clutter del mare o del terreno nascondeva i bersagli o dava falsi segnali. Il sensore SARH a impulsi, con elettronica a valvole, discriminava i bersagli in base alla distanza. Nel caso di una formazione stretta di velivoli selezionava il segnale più forte. In avvicinamento, l’interferometro orientava il missile da un bersaglio all’altro, così che passava tra la formazione senza danno. Se il nemico avesse conosciuto la distanza critica, un centinaio di metri, l’avrebbe reso vulnerabile.
RIM-8B First Tactical Talos Nuclear
Era la variante nucleare del precedente, progettata nel 1954, nata come Talos-W o SAM-N-6BW, per sopperire all’imprecisione della guida BR a lungo raggio e per l’attacco a formazioni di bombardieri. Obbligava il nemico a tenere separati gli aerei, risolvendo così i problemi del RIM-8A. La testata nucleare W-30, progettata nel 1951 e testata nel 1953, fungeva da compressore nella presa d’aria ma, con un diametro di 56 cm, ha richiesto la riprogettazione del missile, più lungo, 6,32 metri, e pesante, 1406 kg. Lo spostamento in avanti del baricentro lo ha reso più stabile ma meno manovrabile, con una riduzione a 9g a livello mare e 2g a 18300 metri. Impiegava il booster Mk-11 mod.1. Mancava di guida terminale e della relativa elettronica. Veniva fatto detonare a distanza. Contro bersagli a terra o navali, giunto in prossimità, veniva comandata la picchiata.
RIM-8C Extended Range Talos
Lo sviluppo di una variante a raggio esteso, SAM-N-6B1, è iniziato nel 1953, con l’interesse USAF per la difesa delle basi del SAC. I test sono iniziati nel 1956 e il missile è divenuto operativo nel 1961. Il raggio d’azione è aumentato a 185 km e la quota a 21300 metri. Il disegno migliorato permetteva maggior manovrabilità e meno resistenza indotta in manovra, con 12g a livello del mare e 4g a 18300 metri. I serbatoi maggiorati avevano il 21 % in più di combustibile e la camera di combustione, allungata di 15 cm, aveva migliore efficienza ad alta quota. La lunghezza passava a 6,45 metri e il peso a 1451 kg. Il sistema di controllo del carburante controllava la velocità in funzione della quota con un barometro, al posto dell’inaffidabile termometro precedente. La presa d’aria aveva un cono a doppio angolo, 25° e 35°, che risolveva i problemi di oscillazione delle onde d’urto supersoniche, e le alette in coda erano più grandi. Aumentava la spinta ad alta quota e la velocità (2,2-2,5 Mach), consentendo l’attacco a bersagli più veloci e manovrabili. Aveva un booster riprogettato Mk-11 mod.2, più potente, poi impiegato su tutti i missili successivi.
L’elettronica per la guida, per i sistemi di controllo e per il transponder, era più compatta e migliorata, con un nuovo sensore CW Doppler che discriminava anche bersagli vicini e a bassissima quota nel clutter. Migliorava il tempo di acquisizione e la resistenza ai disturbi, con la capacità Home on Jam. Era efficace anche contro le navi, che attaccava in picchiata verticale. Per la prima volta in un missile vi era un nuovo tipo di testata: la “Continuous-Rod”.
RIM-8D Extended range Talos Nuclear
Versione del precedente con testata nucleare W-30, nata come SAM-N-6BW1. Aveva il booster Mk-11 mod.4. La manovrabilità a 18300 metri di quota calava a 3g.
RIM-8E Unified Talos
Sviluppato tra il 1956 e il 1959 come SAM-N-6C1, è stato prodotto all’inizio del 1960, diventando operativo nel 1962. Risolveva il problema logistico dell’uso di due missili diversi, parte dei quali (i nucleari) non utilizzabili in un conflitto convenzionale, con una testata intercambiabile. I missili RIM-8D sono stati riprogettati con elettronica a transistor modulare, facile da sostituire e sensore con scansione “Sequential Lobing”. Col RIM-8E il Talos ha raggiunto le dimensioni definitive. Più veloce, Mach 2,5, e con maggiore tangenza, 24380 metri, aveva uno statoreattore con migliore combustione che aumentava il raggio d’azione, portandolo a 148 km a bassa quota e a 185-218 km a 21300 metri. Era più efficace contro bersagli a bassa quota. Disponeva anche di una modalità (shore) di attacco in superficie contro obbiettivi a terra o sul mare. La testata “Continuous Rod” era del nuovo modello Mk-46, alloggiata nello stesso vano occupato dalla W-30, con una spoletta modificata.
RIM-8F Talos
Erano i RIM-8C modificati, dopo il 1962, col sensore CW dei RIM-8E.
RIM-8G Talos
Erano RIM-8E dotati di guida migliorata, apparsi nel 1966, con booster Mk-11 mod.5.
RIM-8H Talos ARM
Nel 1965 è iniziato un programma per realizzare una variante antiradar (anche denominata RGM-8H Tactical Cruise missile), da impiegare in Vietnam, operazione semplice data la modularità del missile. Dopo soli 35 giorni il prototipo, a ottobre, ha colpito un radar in banda S. I test sono proseguiti nel 1967 a White Sands e nel 1968 sulle navi, con molti impatti diretti. In totale segretezza, sono stati realizzati 100 kit di modifica e i missili sono stati subito imbarcati sugli incrociatori Chicago, Oklahoma City e Long Beach.
I sistemi EW sulle navi, rilevavano i parametri del radar nemico, la distanza e l’angolo. La posizione della nave era fornita dai satelliti NAVSAT. Il fascio-guida dirigeva il missile vicino al radar, per poi attivare la modalità di ricerca look-down delle emissioni, sempre tramite interferometria. Il missile, con una portata massima di 220-240 km, dopo il volo in crociera attaccava in picchiata a 45° o, sfruttando la modalità Angle Rate Gate Enable inserita prima del lancio, oltrepassava il radar di 7,4 km e poi picchiava a 90°, rifiutando altri radar ai lati o a maggiore distanza. Il sensore, derivato da un programma di miglioramento del Talos mai attuato, poteva agganciare emissioni nelle bande S,C, X, anche monoimpulso e con bassa PRF e poteva rilevare i lobi laterali. La detonazione era a contatto.
RIM-8J Long Range Talos
Era frutto della riprogettazione del RIM-8G. Aveva un regolatore per impiegare il combustibile ad alta energia e densità RJ-4, che aumentava il raggio d’azione a 243 km e la velocità a 2,7 Mach. E’ apparso nel 1968, operativo nel 1971. Con elettronica a circuiti integrati e spoletta per bassa quota, aveva un sensore CW migliorato monoimpulso, con ECCM più avanzate con rifiuto del chaff e delle tecniche di inganno, discriminazione di bersagli multipli e guida ausiliaria Home on Jam. In un test, dopo essersi diretto su un jammer a bordo di un aereo, evitato di misura, ha agganciato un secondo jammer a terra.
Talos Land System (Talos-L)
Lo sviluppo di un Talos terrestre è iniziato nel 1954 e l’anno dopo l’USAF ha montato una installazione a White Sands per provarlo nella difesa delle basi del SAC e come intercettore di ICBM, fino all’arrivo dell’IM-99 Bomarc, col codice IM-70. Nel 1956 il Senato ha indicato l’US Army come responsabile dei missili fino a 320 km di raggio e l’anno dopo sono iniziati i test di valutazione. Ma l’esercito stava sviluppando il Nike Hercules e non era interessato al progetto, che è stato cancellato lo stesso anno.
Sistema di lancio
Le elevate dimensioni del missile hanno obbligato alla realizzazione di un complesso di assemblaggio e movimentazione automatico blindato: il Mk-7 Mod 0 GMLS (Guided Missile Launching System), pesante oltre 200 tonnellate, diviso in tre sezioni su due piani, con gru, montacarichi e binari di trasporto e caricamento.
L’Area 3 (Missile Stowage Magazine), era su due livelli e alloggiava 30 Talos e 30 booster. Disponeva di elevatori, gru e binari per il movimento dei missili. Una volta selezionati, si aprivano i portelli idraulici blindati e i missili passavano all’Area 2 (Ready Service Magazine), alla velocità di 3,7 m/s. Qui venivano uniti i booster. L’area alloggiava 16 missili in due anelli indipendenti sui due lati, a rotazione automatica. Agganciato il booster, i missili attraversavano un altro portello blindato, entrando nell’Area 1(Wing and Fin), dove il personale montava le 12 alette, il connettore d’armamento e la testata, unica fase manuale. I missili completi venivano trasferiti sul binario superiore e controllati. Le testate, alloggiate 11 metri al di sotto dell’Area 1, nel deposito corazzato, venivano portate in alto con elevatori. Dopo l’inserimento, l’ultimo portello si apriva e il missile veniva inserito sulla rampa del lanciatore Mk-7. Il sistema funzionava anche in senso inverso, riportando i missili nei depositi.
La presenza di 46 booster, con quasi 60 tonnellate di propellente che rilasciava vapori esplosivi, obbligava al continuo ricambio d’aria. Un sistema di soppressione incendi, avrebbe allagato i magazzini in caso di aumento di temperatura o pressione. Un errore avrebbe potuto affondare la nave. Per aggirare un eventuale danno a bordo, un pannello nella sala computer poteva dirottava i dati del computer verso circuiti alternativi.
Nel caso di impiego di testate nucleari, la procedura era molto più complessa, per impedire un lancio non autorizzato. Ogni area era dotata di allarme e gli ingressi venivano presidiati. Il personale addetto aveva un’autorizzazione di sicurezza e vigeva la regola dei due uomini. I messaggi per il movimento e l’impiego delle armi nucleari erano trasmessi in una rete a 16 canali a salto di frequenza. Il computer di bordo controllava trasmittenti e riceventi, sempre con sequenze riprogrammate molte volte al giorno.
La nave aveva copie Top Secret del Piano Generale di Guerra. L’Annex Uniform forniva i dettagli delle missioni con impiego di armi nucleari. Per i bersagli a terra, vi erano le coordinate. Ogni descrizione della missione includeva uno schema standard, parole e codici per l’esecuzione autorizzata dei messaggi. I messaggi ricevuti venivano comparati all’appropriata sezione dell’Annex Uniform. Se mancavano dell’esatto schema erano considerati falsi.
I messaggi relativi alle armi nucleari, avevano un codice alfanumerico SAS (Sealed Authentication System). La nave aveva una serie di autenticatori SAS in un’area di elevata sicurezza nel Centro Comunicazioni. La cassaforte SAS aveva porte interne ed esterne, ognuna con lucchetto a combinazione. Vi erano due Team SAS, ognuno con la combinazione di una singola porta. Le combinazioni cambiavano periodicamente. Ricevuto il messaggio i Team aprivano la cassaforte e ritiravano gli autenticatori, piastre laminate che, spezzate, si aprivano liberando il codice SAS. Il team lo comparava col codice del messaggio. Se concordavano, era valido.
I Talos nell’Area 3, non erano collegati al booster. Passavano nell’Area 2 solo su ordine del comando della flotta in caso di rischio di guerra nucleare. Uniti al booster, altre salvaguardie impedivano il lancio accidentale.
1)I missili nucleari nell’Area 2 avevano un blocco sul retro del booster che impediva l’installazione sul binario, sbloccabile solo con chiave dall’ufficiale armiere. Poi potevano muoversi nell’Area 1.
2) I Talos avevano un connettore di sicurezza verde (Safing Plug). Il sistema lo rilevava nell’Area 1, e non permetteva il movimento verso la rampa. Bisognava sostituirlo con un connettore di armamento viola (Arming Plug), differente da quello bianco dei missili convenzionali, alloggiato in due casseforti di cui solo il capitano aveva la combinazione.
3) La console di lancio nell’Area 1 aveva un interruttore con maniglia a T. Uno simile era chiuso a chiave nel Weapons Control e poteva essere aperto solo con la chiave dell’ufficiale armiere. Entrambe le maniglie andavano ruotate contemporaneamente per un quarto di giro verso la posizione di “lancio”, per consentire al controllo di muovere il missile sulla rampa. Un marinaio nell’Area 1, ad un controllo a distanza dal pannello di lancio, premeva un pulsante per l’apertura dei portelli esterni. I sei marinai adetti al montaggio delle alette si ritiravano dietro gli schermi protettivi e premevano un pedale (che assicurava non fossero nel percorso) per caricare il missile sulla rampa, pronto al lancio.
4) La testata W-30, inoltre, era dotata di dispositivi ESD (Environmental Sensing Device) nel circuito di armamento che impedivano lo scoppio a meno di specifiche condizioni (accelerazione al lancio, ritardo dopo il lancio, separazione del booster, etc.).
Date le dimensioni del sistema e dei radar di tiro, il Talos è stato imbarcato su poche unità. Gli incrociatori lanciamissili Galveston (CLG-3), Little Rock (CLG-4) e Oklahoma City (CLG-5), ex-classe Cleveland convertiti, avevano il sistema Mk-7 GMLS (Guided Missile Launching System) con 16 missili pronti e altri 30 con componenti separati in magazzino sopra il ponte. Gli incrociatori lanciamissili Albany (CG-10), Chicago (CG-11) e Columbus (CG-12), convertiti dalle classi Oregon City e Baltimore, e l’incrociatore nucleare lanciamissili Long Beach (CGN-9), montavano invece l’Mk 12 GMLS con 52 missili in magazzino sotto coperta.