I problemi riscontrati nell’impiego dei cannoni NR-23 sulle torrette dei bombardieri, dovuti al movimento delle lunghe canne nel flusso d’aria ad alta velocità, hanno portato ad una gara per la realizzazione di un’arma compatta, in una torretta in grado di operare in prolungati voli supersonici. La gara ha visto la proposta Rikhter dell’ufficio OKB-16 Nudelman (oggi KB Tochmash) e quella Dmitriev del TsKB-14. Rikhter ha scelto un approccio innovativo che ha provocato alcuni problemi iniziali, dopo i quali, nel 1957, è stato realizzato il prototipo 261P. Nel 1959 ha passato i test a terra, e nel 1962-3 le prove in volo. Ad agosto del 1964, il cannone è stato adottato come R-23, prodotto nella fabbrica 235. Curiosamente è stato messo in produzione anche il progetto concorrente, come Afanasev Makarov AM-23.
L’R-23, forse soprannominato Vulkan, impiegava il funzionamento a revolver, ma con un sistema di alimentazione anteriore, con i colpi caricati all’indietro nelle camere. Questo permetteva una lunghezza inferiore e una distribuzione dei pesi migliore, perché il baricentro era sotto la parte mediana delle canne. Il cilindro a revolver aveva 4 camere e tre sistemi di funzionamento a gas, prelevato da fori nella canna. Uno estraeva i bossoli, un altro inseriva i colpi e l’ultimo muoveva il meccanismo di alimentazione e il cilindro. Questo sistema ha obbligato all’uso di una cartuccia telescopica, realizzata dal gruppo GSKB-398, col proiettile annegato nel bossolo d’acciaio, con una estremità aperta, con la punta del colpo a livello dell’apertura e sistema di accensione elettrico. Le munizioni, caricate da destra, erano in un nastro disintegrabile con espulsione a sinistra. I bossoli erano espulsi a destra.
L’R-23 era lungo 1,47 metri, con una canna di 1,14 metri, largo 17cm e alto 16,5 cm. Pesava 58,5 kg. La cadenza di tiro era compresa tra 1800 e 2600 c/m con una velocità iniziale di 850 +/-10m/s. Impiegava i colpi 23x260mm da 174 grammi. Le munizioni HEI erano le 23-OFZ-GR da 174 grammi o le 23-OFZ-DR da 168 grammi, con spoletta anteriore o posteriore. Erano anche disponibili colpi da esercitazione (TP) e caricati a chaff. La vita utile massima era di 3000 colpi. Ma il fuoco doveva essere breve: dopo soli 125 colpi sparati in raffiche di 50-60 colpi, era necessaria una pausa di 15-20 minuti e, anche così, la vita si riduceva a soli 500 colpi.
In caso di inceppamento vi erano due cartucce pirotecniche che sparavano un dardo contro il lato della cartuccia difettosa, provocando lo scoppio della carica difettosa, meccanismo poi adottato anche sul cannone GSh-301.
Il Tu-22 lo montava in una torretta Vympel DK-20 di 593 kg, a comando elettro-idraulico, con 500 colpi disponibili, controllata dal radar PRS-3 Argon 2 (Fan Tail). Con modalità di ricerca, aggancio e inseguimento, forniva coordinate angolari, velocità e distanza al computer, che compensava il moto dell’aereo. Poteva rilevare un MiG-19 in avvicinamento relativo a 100 m/s a 6,5 km di distanza, con “aggancio” a 3 km su un settore di 61° su due assi, scansionato in 3 secondi. L’asse di scansione era modificabile in azimuth di +/-30°. Dopo aggiornamento col radar PRS-4 Krypton (Box Tail), la torretta è stata ridenominata DK-21. Il raggio di scoperta è passato a 7,4 km, con aggancio a 5,3 km su settore di 70°. Al radar era associato un dispositivo di puntamento televisivo TP-1A o TP-1K in grado di rilevare un MiG-19 a 3 km, fornendo la distanza da 400 a 2000 metri.
Il cannone R-23 è stato fabbricato in oltre 500 esemplari ma l’installazione si è dimostrata poco affidabile e il cannone soggetto ad avarie e bassa precisione. Non è stato montato su nessun’altro aereo. Ne ha preso il posto il GSh-23.
R-23U
Sviluppato nello stesso periodo, aveva una canna liscia più lunga e sparava frecce decalibrate. Non ha superato la fase sperimentale.
225P
Sviluppato nel 1968, derivava dal 261P. Aveva un tamburo a 5 camere, e utilizzava la parte centrale dell’AM-23. La lunghezza era 1,45 metri e il peso di 36 kg. Arrivava a 4500 c/m. Ha superato i test, ma non ha risolto i problemi derivanti dal design, come l’espulsione delle cartucce per la pressione residua del gas. Alcune fonti sostengono fosse inteso per applicazioni spaziali.
R-23M Kartech (pallettoni)
Sviluppato dalla metà degli anni ’60, il nuovo modello R23M con proiettile “multi-elemento”, ha superato i test nel 1973, ma non è seguita l’introduzione. Era progettato per sparare da 1500-2000 metri contro aerei da combattimento e missili aria-aria e terra-aria. 40-60 colpi erano sufficienti per abbatterli con probabilità del 95 %.
L’R-23 è rimasto segreto fino all’esportazione dei Tu-22 in Iraq e Libia negli anni ‘70. Gli israeliani, durante l’occupazione del sud del Libano, tra il 1982e il 1985, hanno catturato una partita di munizioni telescopiche, destinate, per errore, agli ZSU-23/4 siriani, senza identificarle. Nel 1987, i francesi hanno analizzato il cannone, trovato tra i resti di un Tu-22 libico abbattuto sul Chad da un MIM-23 Hawk.
Il cannone spaziale
Negli anni ’70, la competizione per il controllo dello spazio si era fatta serrata. I sovietici, battuti sul tempo nella corsa alla Luna, miravano ora a realizzare per primi una stazione orbitante. La NASA prevedeva il lancio dello Skylab nel 1973. I sovietici hanno in fretta realizzato la stazione biposto Salyut, lanciata nel 1971, con componenti Soyuz e Almaz. Tra il 1971 e il 1982 sono state lanciate sette Salyut. In realtà, tre di queste erano frutto del programma militare parallelo Almaz.
I sovietici avevano deciso la realizzazione di una stazione militare già nel 1964. Il progetto era stato affidato all’OKB-52 Chelomei. I lavori sono andati avanti a rilento fino al 1970, quando il progetto Skylab ha accelerato tutto. L’OKB-52 aveva realizzato 8 strutture Almaz ma era indietro coi sensori, così l’OKB-1 vi ha montato i sistemi della Soyuz realizzando la Salyut 1. Vinta la corsa, il progetto è ripartito e il gruppo Chelomei ha ripreso il controllo del progetto montando i componenti Almaz, finalmente pronti. La Salyut 2 (nome interno OPS-1 Almaz) ha fallito la missione. La missione Salyut 3 (OPS-2 Almaz) lanciata il 25/6/1974 ha invece avuto successo, restando in orbita 7 mesi. E così pure la successiva Salyut 5 (OPS-3 Almaz) del 1976, in orbita per 13 mesi.
Le Almaz, pesanti 18900 kg, erano formate da un elemento di aggancio con ai lati i pannelli solari. Seguiva poi la parte centrale di grande diametro con un telescopio di 3 metri Agat-1 con 1 metro di apertura e fotocamera per osservazione terrestre, e altre 13 fotocamere topografiche, stellari e all’infrarosso Volga. Vi era infine un modulo per la vita dei cosmonauti. La cubatura totale era di 90 m3. Le immagini potevano essere sviluppate, scansionate e spedite a terra in 30 minuti. Altre immagini potevano essere caricate in una capsula lanciata a terra poco prima dell’ingresso nell’atmosfera.
Il timore che gli americani potessero avvicinarsi alle Almaz e ispezionarle, ha portato allo sviluppo di un sistema di autodifesa, affidato al KB Tochmash guidato da Nudelman. Sembra sia stato provato un prototipo da 14,5mm, pesante 16,8 kg, con 3200 metri di portata e cadenza da 950 a 5000 c/m, con velocità iniziale di 690 m/s. Il cannone definitivo, prima ritenuto l’NR-23 o l’NR-30, era invece una variante dell’R-23 con canna più corta. L’arma non violava il trattato del 1967 sullo spazio esterno (U.N.Outer Space Treaty) che vietava solo le armi di distruzione di massa.
Sebbene qualche fonte lo neghi, sembra non solo che un cannone sia stato effettivamente montato sulla Almaz, ma vi sia stata anche una prova a fuoco, come rivelato dopo la caduta dell’URSS e in una trasmissione TV del 2015 sul museo KB Tochmash. Il cannone era fisso, montato lungo l’asse della Salyut-3, con 32 colpi. Il tiro veniva fatto manovrando l’intera stazione usando giroscopi elettrici e il sistema di orientamento dello scafo, con due motori di manovra da 400 kg/sp, che contrastavano automaticamente il rinculo, collimando con un periscopio ottico di puntamento. Per evitare pericoli, il test è avvenuto dopo che a luglio del 1974 l’equipaggio aveva lasciato la stazione. Il 24/1/1975, alcune ore prima dell’entrata nell’atmosfera terrestre, il cannone è stato attivato da terra, sparando, secondo le fonti, tutti i colpi o una ventina di essi, in 1-3 raffiche a distanze tra 500 e 3000 metri, pare con la distruzione di un satellite. Era previsto un modello avanzato dell’Almaz con 2 missili intercettori, il cui sviluppo non è mai stato completato.
Fonti
https://falsesteps.wordpress.com/2012/08/01/almaz-the-russian-battle-station/
http://tranquilitybaseblog.blogspot.com/2012/10/a-cold-war-instead-of-space-war.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Rikhter_R-23
https://en.wikipedia.org/wiki/Salyut_3#On-board_gun
http://weebau.com/flights/almaz10.htm
https://nationalinterest.org/feature/revealed-the-soviet-unions-space-cannon-14068