Primo bombardiere della serie V, il Valiant è entrato in servizio nel 1955, con missione primaria l’attacco nucleare ad alta quota. L’aereo, come i Mosquito del tempo di guerra, faceva affidamento sulla velocità e sulla quota per evitare l’intercettazione. I missili superficie-aria non erano ancora una minaccia e la dotazione difensiva elettronica era minima.
In coda era posizionato un rilevatore radar ARI-5800 Orange Putter, derivato da quello sul Canberra, che forniva un allarme sonoro. Oltre a questo erano presenti 4 lanciatori di chaff, forse modello ARI-18051, nella parte anteriore della stiva. Apparentemente non vi erano disturbatori radar.
Successivamente si è ritenuto opportuno formare un singolo reparto (18° Squadron) equipaggiato con 7-9 velivoli per guerra elettronica RCM (Radio CounterMeasures) che avrebbero coperto i bombardieri e, in tempo di pace, addestrato gli operatori radar. Gli aerei erano esternamente indistinguibili, a parte la mancanza dei trasparenti di puntamento nel muso. La loro dotazione era, per i tempi, impressionante e comprendeva una combinazione di sistemi americani importati e inglesi della Seconda Guerra mondiale, azionati dall’ufficiale AEO (Air Electronics Officer):
6 ABC (Airborne Cigar) per il disturbo delle comunicazioni in VHF in due vani sotto la cabina, nel posto prima occupato dal puntatore delle bombe, soprannominati “organ loft”.
1-3 ALT-7 per il disturbo delle comunicazioni in UHF e 1 APR-4 (38-1000 MHz)/ALA-2. Erano alloggiati a destra dei precedenti, sul retro della cabina.
2-6 APT-16A in banda S centimetrica. Di solito erano presenti 4 trasmittenti, con generatori di potenza e modulatori nel cono anteriore, con antenne sporgenti. L’operatore disponeva di due indicatori nell’area prima dedicata al sistema di navigazione.
1 APR-9 (1000-10750 MHz)/ALA-6, con antenne nel cono anteriore ed elettronica sotto la postazione dell’operatore, che disponeva di schermo panoramico e sistemi di controllo.
1 APT-5 Carpet 4 (ARI-18030) spot jammer (400-1400 MHz), presto abbandonato perché inaffidabile e inefficace.
4 chaff dispenser, probabilmente ARI-18051.
I disturbatori andavano sintonizzati accuratamente, tramite quadranti graduati che consentivano una rapida risintonizzazione in caso di cambio di frequenza. Andavano spenti saltuariamente per consentire all’APR-9 di ricevere i segnali.
Un velivolo ha montato un disturbatore Red Shrimp, ma il sistema elettrico non era abbastanza potente.
H.P. Victor
I Victor B.Mk1 inizialmente hanno ereditato il medesimo equipaggiamento di base, cioè il radar d’allarme in coda Orange Putter e 4 chaff dispenser ARI-18051 alloggiati sotto il muso, davanti alla stiva. L’ampia disponibilità di spazio avrebbe consentito l’installazione dei dispositivi di disturbo Indigo Bracket, in banda E-F, e dello sperimentale Red Carpet di sbarramento in banda I, ma non vi è nulla che lo provi.
La radiazione del Valiant e la lunga carriera del Victor hanno, però, imposto un deciso miglioramento delle difese elettroniche. I sistemi adottati, simili a quelli montati sul Vulcan, erano gestiti dall’ufficiale ai sistemi (AEO). 24 Victor sono stati aggiornati allo standard B.1A con 9 contenitori speciali in coda, dal 1960. I dispositivi di disturbo erano contenuti in 6 radome, attorno al radar. Dovevano impedire il rilevamento e l’intercettazione, disturbando i radar di primo allarme, quelli dei missili superficie-aria e degli intercettori, oltre alle comunicazioni.
Il radar d’allarme di coda (TWR, Tail Warning Radar) EKCO ARI-5919 Red Steer Mk-1 in banda I, derivato da quello dei caccia notturni Meteor (AI Mk.20 Green Willow), poteva localizzare un caccia Hunter a 15-18 km e un bombardiere a 32. A scansione conica, con cicli di 2 secondi, esplorava un cono di 45°. Era di difficile interpretazione. Il centro rappresentava la distanza massima, quella minima era sul bordo esterno, così sembrava che il caccia avversario si allontanasse dal centro. Se il nemico era esattamente dietro appariva un cerchio, un contatto in alto a sinistra sarebbe apparso come un arco a ore 10.
I Victor B.2 montavano un settore di coda aumentato in dimensioni, con numerose prese e scambiatori di calore per sistemi di raffreddamento più potenti, così gli stessi sistemi di disturbo disponevano di superiore potenza. Nella configurazione finale, avevano un sistema di scoperta radar passivo ARI-18105 Blue Saga (bande E/I sui 2,5-12 GHz) con 4 antenne sul muso e in coda, selezionabili in sequenza dall’operatore per individuare il quadrante della minaccia. Richiedeva un buon addestramento e molto tempo. Allarmi visivi e sonori favorivano l’identificazione del radar e la sua funzione. Dalla fine degli anni ’60 è stato installato il radar di coda ARI-5952 Red Steer Mk-2 che scansionava su 8 barre un arco di 140° e 40-50° in elevazione, con portata di 46 km. Poteva effettuare il “lock-on” con scansione di 10°, rilevando la variazione dell’eco al momento del lancio di un missile, per poter attivare i chaff dispenser e i disturbatori.
L’ARI-18074 Green Palm era un ComJam di sbarramento in VHF (banda A) per il disturbo delle comunicazioni-voce, efficace vista la dipendenza degli intercettori nemici dal controllo a terra. Nel dispositivo erano pre-sintonizzati i quattro canali VHF impiegati dai sovietici. L’effetto era un incrocio tra una sirena e una cornamusa.
Due ARI-18075 Blue Diver effettuavano disturbo di sbarramento dei radar di primo allarme, tra 300 e 400 MHz (UHF-banda B), con antenne alle estremità alari. Tre ARI-18076 Red Shrimp da 500 W a carcinotrone (BWO) disturbavano le bande D (1-2 GHz) ed E-F (2,5-3,5 GHz) con due modalità di modulazione ognuno contro i radar di acquisizione Fan Song dei missili SA-2, Low Blow dei SA-3 e quelli di controllo dei cannoni antiaerei. Le antenne fisse, angolate verso il basso, coprivano un arco di 45°, disturbando una zona circolare al suolo, variabile a seconda della quota. Poco sofisticati, effettuavano disturbo di sbarramento su frequenze prefissate, senza capacità “look through”. Tutti i sistemi ECM consumavano 40 kW in trasmissione e altri 40 kW per il raffreddamento. Come nel caso dei Vulcan B.2, successivamente si è adottato il GEC ARI.18146 Red Light in banda I (search-lock-jam).
I 4 lanciatori di chaff ARI-18051 erano stati spostati nei corpi di Whitcomb (o carote di Kuchemann) sulle ali. E’ probabile che la dotazione fosse di 3000-4000 cartucce type-26 (1-8 GHz, bande da D a H) e type-28 (7,5-14,25 GHz, bande I/J), pretagliate in varie misure, oltre a pacchetti di rope, per basse frequenze, ognuno con 3 bobine di nastro.
La dotazione è stata poi integrata con 264 flare MTV da 57mm in gruppi di 4 contro i missili all’infrarosso, come avvenuto sui Vulcan. Gli AS-37 Martel antiradar, provati sperimentalmente, non sono stati adottati.
Fonti
Valiant Units of the Cold War (A. Brookes)