Prima ancora dell’entrata in servizio del Firestreak, erano iniziati gli studi per un missile più avanzato. Il Blue Jay Mk.II aveva un sensore migliorato e un motore Magpie II più potente. Il successivo Mk.III, adottava un motore meno potente per ridurre l’accelerazione nei lanci supersonici ed evitare il surriscaldamento. Sono stati entrambi abbandonati. Nel 1955 è stata emanato il requisito OR.1131 per un missile “all aspect” contro bombardieri a Mach 2, all’interno della specifica F.155 per un nuovo intercettore. La De Havilland, nel 1956, ha presentato il Blue Jay Mk.IV, poi denominato Blue Vesta, col sensore al tellururo di piombo (PbTe) dell’Mk.II unito al nuovo motore Magpie III. Per sopportare il riscaldamento aerodinamico, le alette sono state realizzate in acciaio con estremità tagliate, per restare fuori del cono di Mach (Mach tips). Ma nel 1956 il Royal Aircraft Establishment (RAE) ha ritenuto che l’attacco frontale tra velivoli a Mach 2 non avrebbe permesso di agganciare in tempo il bersaglio, suggerendo il missile a guida radar Red Hebe.
Nel 1957 il requisito F.155 è stato cancellato ma si è deciso di proseguire con lo sviluppo del caccia Lightning, ormai quasi terminato. Si è così ripreso il Blue Vesta, come Firestreak Mk.IV. Viste le estese modifiche strutturali e le ragioni di segretezza, il nome è stato cambiato in Red Top. Il missile riprendeva il Blue Jay, ma con una nuova cellula modernizzata e più razionale, ed un nuovo motore Linnet. La testata era spostata in avanti. Il sensore aveva un angolo di scansione maggiore. L’elettronica, più compatta ed affidabile, ha permesso il montaggio di una testata più potente.
L’arrivo del Bloodhound Mk.2, nelle previsioni del “Defense White Paper”, avrebbe reso superflui gli intercettori, il Firestreak era considerato più che sufficiente. Ma lo Stato Maggiore ha convinto i vertici della necessità del Red Top per attaccare frontalmente i bombardieri supersonici. Nel 1958 se ne è decisa l’adozione sui Lightning e sui Sea Vixen. Si è considerato, brevemente, il montaggio su una variante B112 del Buccaneer, per sostituire il Sea Vixen e sullo Hawker P.1127, con radar AIRPASS. Il Red Top ha iniziato i test ancora col muso a matita del Firestreak e col motore Magpie III. Entro giugno del 1959 sono stati lanciati 10 missili, l’anno dopo sono avvenute le prime prove di lancio guidato da un Canberra e, a settembre del 1961, dai Lightning. Il missile è entrato in servizio nel 1964 sui Lightning e sui Sea Vixen.
Il Red Top era lungo 3,32 metri, con un diametro di 23 cm e una apertura alare di 91 cm. Il peso era di 154 kg. Le ali più grandi davano maggior manovrabilità ad alta quota. Quelle di controllo erano in coda azionate con aria compressa. Il motore Linnet IIA bistadio di 18,4 cm di diametro, aveva 35,8 kg di propellente ed era situato al centro per mantenere invariato il centro di gravità durante la combustione. Ad una prima fase di spinta di 2720-2950 kg per 1,5 secondi, seguiva la spinta massima di 3650 kg per 0,8 secondi. Poi un calo fino al tempo totale di 3 secondi. Il motore garantiva 1,7 Mach oltre la velocità di lancio, con una velocità massima di Mach 3,2-3,5. Il raggio d’azione nominale arrivava a 12800 metri. Il Red Top poteva essere lanciato tra 0,7 e 1,8 Mach (altre fonti: 0,5-2 Mach), a quote fino a 19800 metri, nel corso di manovre a 4-5g. Aveva capacità “snap up” di oltre 4500 metri sopra i 6000 metri di quota. Il missile era più manovrabile del Firestreak. Il controllo automatico delle superfici, però, conteneva l’accelerazione tra 7,5 e 12g, a seconda della quota, 7g a fine portata. Poteva colpire bersagli fino a Mach 3 manovranti anche a 3g.
L’armamento dei missili avveniva almeno 2 minuti prima del lancio, che poteva essere anche automatico. Il sensore infrarosso, raffreddato in 2 secondi, era il Violet Banner all’antimoniuro di indio (InSb), operante tra 4 e 5 micron (altre fonti: tellururo o seleniuro di piombo), raffreddato a -185°C con aria compressa fornita dal Red Top pack, sufficiente per almeno 30 minuti. Il sensore a reticolo, con frequenza di 100 Hz e angolo visivo di 5°, scansionava un settore di 30° fuori asse, anche asservito al radar AI23. Dopo il lancio la scansione era circolare, con angolo visivo istanataneo di 1° su un settore di 120°. Poteva rilevare fino a 5° lontano dal sole. Il Red Top disponeva di buone IRCCM, in grado di rifiutare i flare. Al suo apparire era il più avanzato sensore IR esistente.
Consentiva l’attacco frontale (head-on) solo contro bersagli supersonici a postbruciatore inserito, di cui rilevava il “plume”. Poteva teoricamente rilevare anche il riflesso del sole sul tettuccio o il riscaldamento del bordo di attacco alare. Le sue capacità sono state messe in discussione ma in esercitazione il sensore ha “agganciato” frontalmente gli F-4K con postbruciatore a 21 km di distanza, Nessun problema con la minaccia prevista: i Blinder. A 14300 metri di quota, si calcolava che un intercettore a 1,5 Mach avrebbe potuto attaccare frontalmente un Tu-22 a 1,5 Mach da 21000 metri e da 4100 metri in coda. Se l’attacco fosse avvenuto a 18300 metri a Mach 2, sarebbe stato possibile lanciare da 10000 metri frontalmente e da 6400 metri in coda. Nel caso di un Tu-16 a 12000 metri e 0,8 Mach, il lancio in coda da 5500 metri garantiva l’abbattimento. Bersagli “freddi” subsonici a livello del mare, come i Buccaneer, potevano essere attaccati, non frontalmente ma di 3/4, ad un massimo di 2700 metri o in coda da 1200 metri in un arco di 50°.
In funzione ABC (Angle Between Courses) il computer calcolava l’angolo, l’aspetto e la velocità di avvicinamento. Inviava i dati al missile che programmava la spoletta di prossimità IR Green Garland, con due file di sensori, per scoppio istantaneo, se frontale, o ritardato se in coda, in caso di “tail shot” era così possibile colpire anche la cabina. Era naturalmente disponibile anche una spoletta a contatto sulle alette. La testata di 31 kg “continuous rod”, con 18 kg di esplosivo, formava un anello di 12-13 metri di diametro. In caso di mancato impatto, dopo 20 secondi si attivava l’autodistruzione, attiva dopo 30 secondi.
Il Red Top non aveva rivali tra i missili a corto raggio. Superava il Firestreak in manovrabilità, raggio d’azione, velocità e testata. L’elettronica utilizzava i transistor. Era, però, meno affidabile del precedente e con una maggiore portata minima (1200 metri). Come il Firestreak, disponeva di prestazioni superiori all’AIM-9, avendo una testata più potente, una spoletta più sofisticata, maggior precisione e affidabilità. Mancava però di flessibilità, richiedendo una elettronica specifica sull’intercettore e un tempo molto superiore tra l’aggancio e il lancio. Aveva una elevata resistenza aerodinamica, che penalizzava l’intercettore. Ed era molto costoso: 5 volte più di un AIM-9D. E’ stato venduto all’Arabia Saudita e al Kuwait, restando in servizio fino al ritiro dei Lightning nel 1988. Non ha sostituito il precedente Firestreak, rimasto anch’esso in servizio sui modelli precedenti del caccia.
La variante denominata Blue Jay Mk.V, poi Blue Dolphin, avrebbe impiegato alternativamente la guida SARH o IR, cambiando la sezione anteriore. Ma il suo sviluppo è stato interrotto nel 1958, per i motivi già visti. Avrebbe armato i Sea Vixen e i TSR.2. Anche il miglioramento del sensore infrarosso è stato abbandonato. Una proposta per un Red Top Mk-2 a raggio esteso, con un motore a propellente liquido a MADI/RFNA, forse il de Havilland Spartan, non ha avuto seguito.
Fonti
Aranysas 7/2004
https://pdfs.semanticscholar.org/b93a/3af449fb6d6d19282d0e48e81286fad1efb3.pdf