Il Brasile è tra i pochi paesi capaci di sviluppare e produrre missili aria-aria. Lo sviluppo in proprio ha permesso di evitare l’acquisto di missili all’estero, un possibile embargo e, soprattutto, ha consentito l’avanzamento tecnologico in molti settori e la libera esportazione.
Il progetto MAA-1 è iniziato nel 1976 all’IAE (instituto de Aeronáutica e Espaço) del CTA (Centro Técnico Aeroespacial) con fondi per 29 milioni di dollari. L’obbiettivo era la realizzazione di un missile pari o superiore all’AIM-9B, dato che la minaccia locale non era elevata. Era necessario, nondimeno, sviluppare nuove tecnologie in tutti i settori. Sono state chiamate allo scopo le migliori industrie nazionali. Caratteristica richiesta in fase progettuale era la piena compatibilità coi sistemi elettrici del Sidewinder e delle rampe LAU-7, per facilitare l’integrazione.
Nel 1979 è iniziata la definizione del progetto, con la scelta del possibile sensore, delle dimensioni e della posizione dei componenti interni. Sono stati provati vari modelli di sistemi elettrici e ottici, tipi di esplosivo e propellenti. I test in galleria del vento si sono svolti tra il 1979 ed il 1981 ma senza tiri sperimentali, il tutto dietro una cortina di segretezza. Nel 1982, dopo il conflitto delle Falklands, il progetto ha subito una accelerazione e il missile ha ricevuto il nome Piranha. L’aviazione brasiliana ha richiesto maggior manovrabilità e capacità “all aspect”.
Per superare le difficoltà, nel 1982 la D.F.Vasconcellos, produttrice di ottiche e visori notturni, ha ottenuto un contratto per sviluppare il sensore infrarosso. Sono frattanto iniziate le prove del motore Imbel. L’improvvisa bancarotta della DFV, acquistata dalla Pilkington, ha comportato l’allontanamento dell’impresa nel 1986. Il programma è passato l’anno dopo a Embraer e Engesa, nel consorzio Engemìssil, poi Orbita sistemas aeroespaciais, e rinominato ufficiosamente MOL. La data prevista di operazioni è slittata al 1989. I fondi richiesti per terminare il progetto erano alti e l’aeronautica brasiliana (FAB) lo ha interrotto. La CTA ha continuato ugualmente un lento sviluppo e condotto vari test sugli AT-26 Xavante, F-5 e Mirage III. Nel 1993 la sostituzione di 1000 AIM-9B per fine vita utile è divenuta urgente. Il progetto è ripartito ed è stato assegnato alla Mectron. Ma il missile nella prima configurazione (con un raggio d’azione di 4-6 km) era ormai superato. Il Brasile ha richiesto inutilmente gli AIM-9L, ma l’embargo parziale consentiva di acquistare solo gli AIM-9D/G/H.
L’MAA-1 Piranha avrebbe dovuto superare le prestazioni dell’AIM-9E. Un primo contratto da 20 milioni di dollari prevedeva una produzione di 100 missili. Ma nel 1994 uno dei sensori si è letteralmente disintegrato a causa di vibrazioni impreviste, cosa cha ha richiesto la riprogettazione. Nel 1995 sono iniziate sei campagne di lancio, con non meno di 13 test contro RPV non manovrabili. Alla fine del 1998 è arrivata l’omologazione preliminare, che ha permesso di ottenere un contratto e l’inizio della qualificazione sugli F-5E. Si sospetta che Israele abbia fornito l’aiuto necessario nello sviluppo del sensore, basato sullo Shafrir, e della spoletta laser. Benché la maggior parte dei test avesse avuto successo, ancora non era iniziata la produzione in serie, perciò come soluzione provvisoria sono stati ordinati 120 Rafael Python 3. I lanci sperimentali sono proseguiti nel 2001.
L’MAA1 è lungo 2,82 m, con una apertura alle alette di 67cm, un diametro di 15,2 cm e un peso di 90 kg. E’ stabilizzato tramite “rolleron” e i canard hanno attuatori elettrici. Il motore Imbel è copiato con poche modifiche dal Rocketdyne Mk-36. Con 27 kg di propellente solido, fornisce una spinta media di 2600 kg per 2,1 secondi, accelerando il missile a Mach 2 oltre la velocità di lancio, a media quota. Rilascia una intensa scia bianca. La portata è di 6-8 km. La quota d’impiego è dal livello del mare a 13.000 metri. I servocomandi funzionano per 40 secondi. Il missile può operare in modalità tradizionale ma il sensore può essere asservito al radar di bordo o, se presente, al casco di puntamento, nonostante l’angolo di scansione sia contenuto (40°). Il massimo numero di g dichiarato (45) riguarda la resistenza della cellula, il valore in virata è di 28g con una velocità di circa 20°/sec.
Il sensore infrarosso all’antimoniuro di indio (InSb) è raffreddato con azoto liquido, fornito attraverso il connettore da un contenitore nel pilone di lancio. Pare abbia mancato le aspettative visto che sembra sia in grado di impegnare bersagli solo nel settore di coda, con portata di rilevamento di 6 km. La CTA ha presto iniziato lo sviluppo di un modello migliorato. La testata è molto grande, ben 20 kg, attivata da una spoletta laser e da una ad impatto.
MAA-1 A Piranha 1
Il missile originale usava un sensore nazionale di prestazioni inferiori a quelle richieste: non era veramente “all aspect”. La Mectron ha acquistato 20 sensori americani per 500000 dollari che si sono rivelati, però, incompatibili elettronicamente coi missili e fuori dalle specifiche. Non riuscendo ad affrontare da sola i problemi tecnici nello sviluppo del sensore, ha contattato la sudafricana Kentron, che ha fornito un sensore “all-aspect”.
Nel 2000 è iniziata una serie di prove col nuovo sensore, con 2 soli lanci falliti su 15. Alla fine del 2001 il programma era completato al 90 % con l’inizio delle prove di qualificazione sugli F-5E ed AMX. Problemi di vibrazioni nel trasporto alle estremità alari degli F-5 hanno richiesto il rinforzo della struttura e ulteriori test. Nel 2003 è terminata la seconda fase di omologazione ed è iniziata la produzione. Il Piranha ha così raggiunto finalmente i requisiti base. Dopo altre prove con bersagli Skua, anche in presenza di flare, nel 2006 il missile ha raggiunto la piena capacità, ritardo dovuto ai fondi dirottati sull’MAA-1B. Alcune impreviste difficoltà tecniche hanno richiesto la revisione tecnica del progetto, terminata nel 2008.
L’MAA-1A Piranha è stato omologato sugli F-103E IIIEBR (Mirage III), F-5E Tiger II, A-1 (AMX), A-29 Super Tucano, AT-26 Xavante e forse AF-1 Hawks (A-4).
Presenta una lieve riduzione nel peso, 88 kg, e nella lunghezza, 2,75 metri. Le alette a doppio delta lo rendono simile ad un AIM-9L. Il motore attuale è fabbricato da AQI e AEV e funziona per 2,1 secondi, con una spinta di 2753 kg. Il raggio utile è di 8-10 km. La navigazione è proporzionale. Secondo la Mectron, il missile può sostenere 50g ma valgono le stesse considerazioni già viste. Ha un raggio di virata notevole e, allo spegnimento del motore, il numero di g sostenibile cala vistosamente. Ma le alette canard sono attivate con attuatori pneumatici, molto potenti (280 Nm). Una batteria alimenta l’elettronica mentre il generatore di energia ha sempre una durata di 40 secondi.
Il sensore infrarosso a scansione conica è all’antimoniuro di indio (InSb), a singolo elemento e singola lunghezza d’onda, raffreddato ad azoto gassoso, con bomboletta sul missile. Definito pari a
quello dell’AIM-9L, ha un angolo di rilevamento di +/- 37° con una velocità di scansione di 35°/sec e buone capacità di discriminazione di falsi bersagli. L’acquisizione avviene in modo autonomo o via radar (per es. di notte), con l’impiego dello HUD o con un casco di puntamento HMD (+/- 50° off-boresight). Il sistema di navigazione non è molto sofisticato e non consente di sfruttare appieno le capacità di lancio fuori asse consentite dal casco.
La testata ASB (Divisão de Sistema Bélicos) di 12 kg con esplosivo HMX, è a scoppio-frammentazione con spoletta di prossimità laser e ad impatto.
E’ previsto per l’autodifesa degli AMX e come arma per bersagli secondari, non potendo il Brasile acquistare in quantità missili più avanzati. Sugli A-29, cioè gli Embraer EMB-312 Tucano da attacco, troverebbe impiego contro i piccoli Cessna che trasportano droga. In funzione antielicottero, invece, le difficoltà di tracciamento a bassa quota ne precluderebbero l’uso.
Il prezzo ottimisticamente previsto in 80000 $ al pezzo, è subito aumentato a 100000 per i primi 44 esemplari MAA-1, e infine è arrivato a 200000 per gli MAA-1B, simile a quello del Magic 2. Così ha trovato pochi acquirenti all’estero. La Colombia lo impiega sugli EMB-314 Tucano. E’ stato poi acquistato dall’Indonesia e, nel 2010, dal Pakistan (100 missili).
MAA-1B Piranha 2
Lo sviluppo di una versione migliorata di 4° generazione è iniziato nel 2005 ed è stato ovviamente più rapido, pur richiedendo ben 11 fasi. Il progetto MAA-1B, anche denominato MAA-2 Super Piranha, ha ricevuto un finanziamento di 3 milioni di dollari nel 2006. L’anno dopo il missile è stato presentato ufficialmente. Simile concettualmente al Python 4, viene sviluppato assieme all’A-Darter dalla Mectron in joint venture con la Airbus Defence and Space. Fino al 2012 erano stati completati oltre 40 test in volo e il missile era nello stadio finale di qualificazione. La produzione in serie, pianificata per il 2009, è slittata al 2013.
Lungo 2,74 metri ha il diametro del predecessore ma il peso è lievemente aumentato. Mantiene la struttura della cellula, la testata e le spolette del precedente ma la configurazione anteriore è caratteristica, con 4 canard fissi, seguiti da 4 mobili e 2 alette orizzontali per il controllo del rollio. Gli attuatori hanno potenza doppia. Il motore IAE-Avibrás è un bistadio senza fumo, con una durata di 6 secondi. Il raggio d’azione aumenta a 12 km e il missile può sostenere 60g.
Il sensore è bicolore (IR/UV) all’antimoniuro di indio (InSb) e Germanio (Ge) a 6 elementi. Scansiona un arco di 70° a 40°/sec con rilevamento a grande raggio ed eccellenti IRCCM. Il pilota può selezionare la modalità ottimale a seconda del bersaglio, autonoma o con puntamento radar o col casco di puntamento, con elevate capacità off-boresight (+/- 90°). L’autopilota digitale è programmato per l’attacco frontale “lag pursuit”, come il Python-4.
Considerato superiore all’R-73 aveva un costo stimato, nel 2013, di $ 250-300000 dollari. E’ previsto per gli F-5EM, AMX A-1M e Super Tucano.
1- ma se il sensore è pari a quello dell’AIM-9L, che difficoltà avrebbe a sentire un elicottero a bassa quota?
2- questo tipo di missili ha una ridotta gittata e tempo di volo. Come mai hanno generatori che funzionano per 40 e passa secondi, quando il tempo di volo effettivo in combattimento non supera probabilmente i 15-20 secondi?
Rispetto ai sensori precedenti, quello dell’AIM-9L ha prestazioni di tutto rispetto. Ma il rilevamento di elicotteri in volo a bassa quota, soprattutto se dotati di moderni soppressori di infrarossi, è sempre molto difficile. Un vero salto di qualità si è ottenuto solo con i missili dell’ultima generazione, con sensori a piano focale (come l’AIM-9X o il Python 4/5).
Non è raro che la durata dei sistemi di controllo superi quella effettiva di impiego del missile. Prendendo ad esempio proprio l’AIM-9L, 60 secondi consentirebbero un volo “guidato” di molte decine di km, ben superiore ai 18 km teorici e ai 10 km effettivi massimi di impiego. Una durata superiore non ha controindicazioni, non serve ma è gratis…