Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il seguente articolo. L’autore, Nicholas Navaro, offre un buon resoconto di quanto avvenuto in uno dei conflitti più importanti di epoca recente.
LA GUERRA DEL SEA HARRIER
Quarant’anni fa, il 14 giugno 1982, aveva fine la Guerra delle Falklands, uno dei conflitti più atipici e anacronistici del XX Secolo. Localizzate nell’Oceano Atlantico meridionale, circa 700 km a est della Terra del Fuoco, le Isole Falklands sono state al centro di una disputa tra Regno Unito e Argentina fin dal 1833, anno in cui divennero de facto territorio britannico. Gli abitanti, oggi come nell’82, si considerano britannici e sono fermamente contrari all’idea di un passaggio della sovranità sulle isole all’Argentina, che le reclama tuttora come parte del proprio territorio con il nome di “Islas Malvinas”. Nella seconda metà degli anni‘70 la contesa sulle Falklands si inasprì notevolmente, fino a portare alla rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Il 2 aprile 1982 il Generale Leopoldo Galtieri, che aveva assunto da pochi mesi la presidenza dell’Argentina, diede inizio all’invasione delle isole, facendovi sbarcare oltre 2000 soldati. La piccola guarnigione britannica presente oppose resistenza, ma nel giro di poche ore fu costretta alla resa. Il Primo Ministro del Regno Unito Margaret Thatcher, passata alla storia come “Lady di ferro” per la sua forte determinazione, decise di riconquistare le Falklands con la forza, dando il via all’Operazione Corporate. Nel giro di pochi giorni fu costituita una task force, composta dalle portaerei HMS Hermes (l’ammiraglia) e HMS Invincible più diverse navi di scorta, tra cui spiccavano i cacciatorpediniere Type 42 (armati col sistema missilistico Sea Dart) e le fregate Type 22 (armate con il complementare sistema Sea Wolf, di più corta gittata). Il 5 aprile, sotto il comando dell’ammiraglio Sir John “Sandy” Woodward, le navi britanniche salpavano da Portsmouth alla volta delle Falklands, con 20 caccia Sea Harrier appartenenti agli Squadron 800 (12 aerei, imbarcati sulla Hermes) e 801 (8 aerei, imbarcati sulla Invincible) della Fleet Air Arm a bordo delle due portaerei. Agli occhi di molti riconquistare le isole era un’impresa impossibile: le Falklands distavano più di 12.500 km dalla Gran Bretagna e la base d’appoggio più vicina era sita sull’isola di Ascensione (a oltre 6.000 km dalle Falklands). Inoltre, in seguito alla radiazione degli F-4K (Phantom FG.1) e della portaerei HMS Ark Royal da cui essi operavano, avvenuta meno di quattro anni prima, la task force poteva contare su appena 20 caccia subsonici (in seguito integrati da 10 Harrier GR Mk.3 della Royal Air Force e altri 8 Sea Harrier dell’809 Naval Air Squadron) mentre gli argentini avevano a disposizione più di 200 velivoli militari, inclusi caccia in grado di volare a Mach 2 (Mirage IIIEA e Dagger) e aerei da attacco Super Etendard. Questi ultimi in particolare erano armati con il missile antinave francese AM.39 Exocet contro il quale le navi inglesi non avevano difese adeguate. Eppure oggi sappiamo che la Guerra delle Falklands, seppur con pesanti perdite, si concluse con una netta vittoria britannica e con la cacciata delle forze argentine dalle isole. Essa viene inoltre ricordata come il momento di gloria dell’Harrier, il cui contributo è universalmente considerato uno dei fattori decisivi per l’esito del conflitto. Gli argentini persero ben 22 aerei a causa del piccolo caccia britannico, senza per contro riuscire ad abbatterne nessuno in combattimento aereo (tutte le perdite dell’Harrier furono causate da incidenti o dalla contraerea argentina). Le dinamiche di questi scontri, che hanno visto una manciata di caccia V/STOL (Vertical/Short Take-Off and Landing) sconfiggere un nemico all’apparenza completamente superiore, a cui vanno aggiunti la professionalità e l’eccezionale coraggio dimostrati dai piloti argentini, rendono la Guerra delle Falklands uno dei conflitti più interessanti da ripercorrere e analizzare dal punto di vista aeronautico. Il proposito di questo articolo è di dare risposta a una domanda che ancora oggi molti si pongono: ”Come e perché gli Harrier hanno avuto tale successo?”
LO SHAR
La maggior parte delle missioni e la totalità delle vittorie aeree del conflitto furono merito di una versione dell’Harrier in particolare: il Sea Harrier FRS Mk.1 della Fleet Air Arm, noto anche come “SHAR”. In confronto al GR Mk.3 della Royal Air Force, il Sea Harrier era stato espressamente progettato per operare sul mare da piccole portaerei prive di catapulta ed aveva una maggiore predisposizione al combattimento aereo grazie ad un muso ridisegnato per alloggiare il radar Blue Fox e a una cabina rialzata che forniva un’ottima visibilità al pilota. Nelle intenzioni della Royal Navy, il Sea Harrier doveva costituire lo strato difensivo esterno della flotta in caso di una guerra totale contro l’Unione Sovietica e i paesi del Patto di Varsavia. Il suo bersaglio di elezione erano i ricognitori marittimi Tupolev Tu-95RT “Bear-D”, aerei che avevano il compito di pattugliare l’oceano alla ricerca delle navi nemiche e di segnalarne poi la posizione a formazioni di bombardieri armati con missili antinave supersonici a testata nucleare come il Kh-22 (AS-4 “Kitchen” nella nomenclatura NATO). A differenza dell’F-14 Tomcat della US Navy, lo SHAR non aveva possibilità di abbattere questi bombardieri o i loro missili a grande distanza e la priorità venne perciò posta “sull’accecarli”eliminando i ricognitori. Nonostante la notevole compattezza e l’assenza di una modalità“pulse doppler” per filtrare l’eco del terreno, ritenuta non necessaria a causa del profilo di volo ad alta quota del Bear, il Blue Fox era in grado di rilevare caccia nemici a distanze di oltre 30 km (un dato che saliva a 70 km per bombardieri e a quasi 200 km per navi da guerra) e poteva inoltre fornire un puntamento accurato per i cannoni Aden e una limitata capacità “look-down”, a patto di operare su mare calmo. Due avvenimenti particolarmente significativi a testimonianza di questa capacità si verificarono rispettivamente il 2 maggio, quando il Flt. Lt. Ian Mortimer (801 Naval Air Squadron) localizzò a distanza il gruppo navale della portaerei Veinticinco de Mayo, e il 26 maggio, quando il radar sull’aereo del Lt. Cmdr. Nigel Ward (801 Naval Air Squadron) riuscì a rilevare un branco di orche sulla superficie dell’oceano. Unito al sistema di navigazione “Navhars”, il Blue Fox rendeva il Sea Harrier il primo caccia ognitempo monoposto della Royal Navy. Entrambi i sistemi richiedevano però una certa esperienza per poter essere impiegati efficacemente, con il risultato che tra piloti e tecnici vi fosse più di qualcuno che li riteneva inaffidabili o addirittura quasi inutili. A causa di questo diffuso sentimento di sfiducia, durante il conflitto vennero pianificate diverse missioni senza tener conto delle reali capacità che il radar era in grado di offrire e l’effettivo valore del Blue Fox costituisce ancora oggi uno degli aspetti più discussi dello SHAR. Per le missioni di Combat Air Patrol (CAP), oltre ai due cannoni Aden da 30 mm, il Sea Harrier poteva portare due missili Sidewinder a corto raggio, inizialmente del modello AIM-9G, tempestivamente sostituito allo scoppio delle ostilità con il ben più capace AIM-9L, più agile e dotato di un seeker “all aspect” che permetteva di ingaggiare il nemico anche frontalmente o in prossimità del terreno. Il caccia inglese entrava in guerra forte di una solida reputazione, grazie ai successi riportati in diverse esercitazioni DACT (Dissimilar Air Combat Training) sostenute a partire dal 1979 contro avversari temibili come gli F-5E “Aggressors” e gli F-15 Eagle dell’USAF. Pur avendo capacità di virata non notevoli e prestazioni complessivamente scadenti ad alta quota, lo SHAR possedeva eccellenti doti di accelerazione, decelerazione, salita e rollio, un’ottima maneggevolezza a bassa velocità e la possibilità, a bassa quota, di ottenere dal motore Pegasus Mk.104 un fenomenale rapporto spinta/peso (1.23 con metà combustibile e due Sidewinder) senza il bisogno di un postbruciatore, quindi con un consumo di combustibile relativamente contenuto. Tali qualità rendevano il Sea Harrier un avversario formidabile in un dogfight a bassa quota, dove le prestazioni del suo motore erano massime.
GLI AVVERSARI ARGENTINI
Nella Guerra delle Falklands l’avversario più pericoloso dello SHAR era decisamente il Mirage IIIEA, aereo molto più veloce e performante ad alta quota, armato con il missile a guida radar Matra R.530, la cui gittata era il doppio di quella dell’AIM-9L. Il Mirage non era tuttavia in grado di operare dalla piccola pista di Port Stanley e decollando dalla base di Rio Gallegos, distante quasi 800 km, i suoi piloti avevano solo pochi minuti di permanenza sulle Falklands (12 ad alta quota, appena 5 a bassa quota), cosa che limitava anche le possibilità di impiego del postbruciatore, con serie ripercussioni sulle prestazioni ottenibili dall’aereo, specie in considerazione del suo rapporto spinta/peso già non rimarchevole: appena 0.68 con metà combustibile e tre missili aria-aria. Il basso rapporto spinta/peso, abbinato all’elevata resistenza in manovra tipica delle ali a delta, permetteva al Mirage III di eseguire solamente una virata ad alto G prima di ritrovarsi senza energia e penalizzava fortemente le capacità di virata sostenuta. Il Matra R.530, a differenza dell’AIM-9L, non era un’arma fire&forget e poteva essere facilmente schivato a causa della sua ridotta manovrabilità. Il radar Cyrano II del Mirage era inoltre meno avanzato e performante del Blue Fox, non aveva capacità “look-down” e non disponeva di una modalità per il combattimento ravvicinato, rendendo un impiego efficace del missile ancora più implausibile. La versione a guida infrarossa R.530E, non più agile di quella radar, guadagnava capacità fire&forget, perdendo però quella di ingaggio frontale. I Mirage argentini disponevano anche di due missili aria-aria a infrarossi R.550 Magic 1, paragonabili ai Sidewinder, ma privi di capacità“all aspect”. La situazione per gli altri caccia argentini, in caso di uno scontro con lo SHAR, era pure peggiore. Persino il Dagger (nome dato allo IAI Nesher, copia israeliana del Mirage 5), molto simile al Mirage IIIEA rispetto al quale aveva pure autonomia e prestazioni leggermente migliori (grazie ad un peso di 100 kg inferiore), risultava in palese svantaggio a causa dell’assenza di un radar e di un armamento missilistico costituito unicamente da due missili a infrarossi Shafrir 2, assai meno capaci degli AIM-9L. I subsonici A-4 Skyhawk, all’infuori del raggio di virata, erano inferiori al Sea Harrier sotto praticamente tutti gli aspetti e mancavano anch’essi di un radar e di un armamento antiaereo all’altezza di quello degli avversari. Va inoltre osservato che questi tre aerei, gli unici effettivamente in grado di rappresentare una minaccia per lo SHAR, costituivano appena la metà dei 200 velivoli schierati dagli argentini, metà perlopiù composta dagli A-4, e che la Fuerza Aerea Argentina aveva notoriamente molti problemi a garantire un supporto logistico/manutentivo efficace, con il risultato che diversi di essi spesso non erano in condizioni di volare. Alla luce di tutte queste considerazioni è facile vedere che, a dispetto delle prestazioni bisoniche dei Mirage, i Sea Harrier non erano affatto inferiori ai loro rivali nel combattimento aereo, dove anzi erano superiori sotto numerosi aspetti, e che anche la superiorità numerica di 10:1 in favore degli argentini era, alla prova dei fatti, meno significativa di quanto apparente.
VITTORIE AEREE E PERDITE GIORNO PER GIORNO
(nota: NAS = Naval Air Squadron):
– Sabato 1 maggio 1982:
Dopo diversi incontri più o meno ravvicinati con gli aerei argentini nei giorni precedenti, conclusisi sempre con la ritirata di quest’ultimi, nel tardo pomeriggio avviene la prima vera battaglia aerea del conflitto: due Sea Harrier dell’801 NAS ingaggiano due Mirage IIIEA eseguendo una “hook maneuver” (il caposquadriglia attacca frontalmente i nemici mentre il gregario, precedentemente separatosi dalla formazione, li aggira per poi sopraggiungere alle loro spalle). Il Flt. Lt. Paul Barton abbatte uno dei Mirage con un missile Sidewinder; il pilota, Ten. Carlos Perona, si eietta con successo e viene successivamente soccorso dalle forze argentine. Subito dopo, il Lt. Steve Thomas lancia un Sidewinder contro il secondo Mirage, pilotato dal Cap. Gustavo Argentino Garcìa Cuerva, che riesce a fuggire dallo scontro sfruttando la copertura delle nuvole. Il pilota argentino decide di dirigersi verso Port Stanley e tentare un atterraggio di emergenza (non è chiaro se il missile di Thomas lo avesse colpito o se fosse solamente a corto di combustibile). Qui Garcìa Cuerva effettua un jettison dei carichi allo scopo di alleggerire il suo aereo; tragicamente, gli operatori della contraerea dell’aeroporto (già attaccato più volte nel corso della giornata) fraintendono lo sgancio per l’ennesimo bombardamento britannico e aprono quindi il fuoco sul suo aereo, uccidendolo. Pochi minuti dopo la conclusione del primo scontro, un gruppo di Dagger tenta un attacco sulle navi HMS Glamorgan, Arrow e Alacrity al largo di Port Stanley e uno di essi viene abbattuto dal Fl. Lt. Tony Penfold (800 NAS) con un missile Sidewinder. A differenza dei precedenti due aerei, questo viene completamente distrutto dall’esplosione del missile causando la morte del pilota, Ten. Jose Ardiles. Un’ora più tardi vengono rilevati tre Canberra B.62 in volo verso le navi britanniche. Usando un Sidewinder, il Lt. Alan Curtis (801 NAS) riesce ad abbatterne uno i cui piloti, Tenenti Eduardo de Ibanez e Mario Gonzalez, rimangono purtroppo anch’essi uccisi; gli altri due aerei riescono a ritirarsi dalla zona. In seguito a questo disastroso primo scontro, conclusosi con la perdita di quattro aerei e altrettanti piloti, il comando argentino deciderà di cambiare strategia e di rinunciare del tutto all’idea di un confronto diretto con i caccia nemici, concentrando invece tutti gli sforzi sull’affondamento delle navi della task force. I piloti argentini ricevono l’ordine di sganciare le bombe e ritirarsi immediatamente in caso di un incontro con il Sea Harrier.
– Martedì 4 maggio 1982:
Un Sea Harrier viene distrutto da un cannone antiaereo Oerlikon da 35 mm durante un attacco alla base di Goose Green; il pilota, Lt. Nick Taylor (800 NAS), rimane ucciso.
– Giovedì 6 maggio 1982:
Due Sea Harrier dell’801 NAS vengono persi insieme ai loro piloti, Lt. Cmdr. John Eyton-Jones e Lt. Alan Curtis, durante una ricognizione per un contatto radar di superficie in un banco di nebbia a bassa quota. L’ipotesi più accreditata è che i due piloti abbiano inavvertitamente tenuto rotte convergenti, rimanendo ognuno al di fuori del cono di scansione radar dell’altro e senza la possibilità di avvistarsi reciprocamente in tempo a causa della ridotta visibilità, fino ad entrare in collisione a mezz’aria.
– Mercoledì 19 maggio 1982:
Arrivano i rinforzi dell’809 Naval Air Squadron (otto Sea Harrier FRS Mk.1) e del No.1 Squadron RAF (sei Harrier GR Mk.3) a bordo della nave portacontainer Atlantic Conveyor. Data la mancanza di un ponte di volo vero e proprio, gli aerei vengono fatti decollare verticalmente dalla sezione di prua della nave per poi atterrare, di nuovo verticalmente, sulla portaerei di destinazione, sfruttando appieno le capacità V/STOL dell’Harrier. Quattro Sea Harrier vengono assegnati alla HMS Invincible (portandone la forza caccia a 10 SHAR in totale), gli altri aerei vanno tutti alla HMS Hermes (21 caccia in totale, di cui 15 SHAR). Altri quattro Harrier della Royal Air Force arriveranno successivamente dalla base sull’isola di Ascensione. Nel corso della guerra, due GR Mk.3 furono abbattuti dalla contraerea argentina, un terzo venne danneggiato ed esaurì il combustibile prima di poter rientrare sulla Hermes, costringendo il pilota a eiettarsi sopra l’oceano, e un quarto si schiantò in atterraggio a San Carlos, dove alla fine di maggio era stata allestita una Forward Operating Base. Fortunatamente, in nessuno di questi casi vi furono perdite tra i piloti.
– Venerdì 21 maggio 1982:
Mentre hanno inizio le operazioni di sbarco a San Carlos, i Sea Harrier abbattono un totale di 10 aerei in un solo giorno senza subire perdite. Nella tarda mattinata, il Lt. Cmdr. Nigel Ward (801 NAS) abbatte uno IA.58 Pucarà con i cannoni Aden; il pilota, Maj. Carlos Tomba, si eietta e sopravvive allo scontro. Successivamente, i Lt. Cmdrs. Mike Blisset, Neil Thomas e Rod Frederiksen (800 NAS) abbattono con missili Sidewinder due A-4 Skyhawk e un Dagger; il pilota del Dagger, Ten. Héctor Luna, riesce a salvarsi, ma i Tenenti Nestor Lopez e Daniel Manzotti vengono persi insieme ai loro A-4. Altri due Dagger vengono abbattuti in rapida successione con missili Sidewinder dal Lt. Steve Thomas (801 NAS), sopraggiunto alle loro spalle; entrambi i piloti, Cap. Guillermo Donadille e Ten. Jorge Senn, riescono a eiettarsi. Nello stesso momento un altro Dagger, pilotato dal Maj. Gustavo Justo Piuma, si lancia all’attacco del Sea Harrier di Ward e apre il fuoco con i cannoni, senza però riuscire a colpirlo e superandolo per errore pochi istanti dopo. Piuma viene conseguentemente abbattuto da Ward con un Sidewinder, riuscendo però a scampare alla distruzione del suo aereo. Tre A-4 Skyhawk vengono infine distrutti dopo aver colpito la fregata HMS Ardent dal Lt. Clive Morrell e dal Flt. Lt. John Leeming (800 NAS). Leeming abbatte con i cannoni Aden l’aereo del Ten. Marcelo Gustavo Marquez, che esplode senza lasciare scampo al suo pilota. Contemporaneamente, Morrell abbatte uno degli A-4 con un Sidewinder e danneggia gravemente l’ultimo rimasto con i cannoni; entrambi i piloti, Cap. Alberto Jorge Philippi e Ten. Jose Cesar Arca, riescono fortunatamente a eiettarsi e a sopravvivere.
– Domenica 23 maggio 1982:
Il Lt. Martin Hale (800 NAS) abbatte un Dagger sopra Elephant Bay (Pebble Island) con un missile Sidewinder; il pilota, Ten. Héctor Volponi, muore nell’esplosione dell’aereo. Nella notte, il Lt. Cmdr. Gordon Batt (800 NAS) rimane ucciso quando il suo Sea Harrier si schianta in mare ed esplode poco dopo il decollo dalla portaerei HMS Hermes. L’incidente è stato probabilmente dovuto a una combinazione di disorientamento spaziale dovuto al buio e stanchezza accumulata a causa delle continue sortite dei giorni precedenti.
– Lunedì 24 maggio 1982:
Sotto la guida della sala radar del cacciatorpediniere HMS Coventry, due Sea Harrier dell’800 NAS intercettano tre Dagger in prossimità di Pebble Island. Dopo aver aggirato gli avversari, il Lt. Cmdr. Andy Auld abbatte due aerei in rapida successione con missili Sidewinder; il terzo viene abbattuto alla stessa maniera dal Lt. David Smith sull’altro SHAR. Il pilota del primo Dagger, Ten. Carlos Castillo, non fa in tempo a eiettarsi prima che il suo aereo, ormai fatalmente danneggiato, si schianti in acqua. Gli altri due piloti argentini, Maj. Gustavo Luis Puga e Cap. Raùl Diaz, riescono invece a salvarsi (anche se Puga rimarrà per 8 ore in mare) e vengono successivamente soccorsi dalle forze argentine. L’intero combattimento, dall’abbattimento del primo Dagger all’abbattimento del terzo, durò appena 5 secondi e costituisce un esempio da manuale di radar-controlled intercept.
– Sabato 29 maggio 1982:
Durante le operazioni di decollo, il Sea Harrier del Lt. Cmdr. Mike Broadwater (801 NAS) scivola dal ponte di volo della portaerei HMS Invincible a causa di un’improvvisa e marcata inclinazione della nave dovuta ad una manovra eseguita con mare in tempesta. Broadwater riesce a eiettarsi dall’aereo appena prima che questo finisca in acqua e viene riportato illeso a bordo della Invincible nel giro di pochi minuti.
– Martedì 1 giugno 1982:
Il Lt. Cmdr. Nigel Ward (801 NAS) abbatte un C-130 Hercules a nord di Pebble Island. L’aereo, impiegato per trasportare rifornimenti alla guarnigione argentina dal continente, viene inizialmente colpito all’ala destra con un Sidewinder e poi abbattuto con i cannoni Aden. Tutti e sette i membri dell’equipaggio, Rubén Martel, Carlos Krause, Hugo Meisner, Miguel Cardone, Carlos Cantezano, Julio Lastra e Manuel Albelos, restano uccisi. Più tardi, il Flt. Lt. Ian Mortimer (801 NAS) viene abbattuto da un missile terra-aria Roland a sud di Port Stanley. Verrà soccorso dagli elicotteri dell’820 Naval Air Squadron (imbarcati sulla HMS Invincible) al termine di una rischiosa operazione di ricerca e soccorso durata 9 ore.
– Martedì 8 giugno 1982:
Quattro A-4 Skyhawk vengono ingaggiati con missili Sidewinder da due Sea Harrier dell’800 NAS dopo aver affondato un mezzo da sbarco LCU (Landing Craft Utility) a Bluff Cove. Il Flt. Lt. Dave Morgan abbatte due aerei, un terzo viene abbattuto dal suo gregario, Lt. David Smith. Tutti i piloti, Tenenti Juan Arraras, Danilo Bolzan e Alfredo Vazquez, restano uccisi. Il quarto Skyhawk, pilotato dal Ten. Héctor Sanchez, riesce a ritirarsi dalla zona.
CONSEGUENZE
Nonostante l’indiscutibile successo del Sea Harrier, soprannominato dagli argentini “La Muerte Negra” (La Morte Nera, in riferimento alla sua letalità e alla colorazione scura), la Royal Navy perse comunque sei navi a causa degli attacchi aerei nemici: il cacciatorpediniere HMS Sheffield e la portacontainer Atlantic Conveyor vennero affondate da missili Exocet lanciati dai Super Etendard; il cacciatorpediniere HMS Coventry, la nave da sbarco RFA Sir Galahad e le fregate HMS Ardent e Antelope furono invece distrutte da bombe sganciate da velivoli A-4 Skyhawk e Dagger. Diverse altre navi furono colpite e danneggiate alla stessa maniera (anche se al prezzo di numerosi aerei e piloti argentini, soprattutto a causa dei missili Sea Dart). Queste perdite misero in luce una lunga serie di inadeguatezze di cui tre particolarmente degne di nota: la mancanza di un velivolo da allarme radar a protezione della flotta (ruolo svolto in precedenza dai Fairey Gannet AEW, ma rimasto vacante in seguito alla dismissione delle portaerei con catapulta nel 1978 e alla conseguente radiazione di questi aerei), la mancanza di armi antimissile a bordo delle navi e le limitate capacità del radar Blue Fox, nello specifico l’impossibilità di guidare missili aria-aria per il combattimento BVR (Beyond Visual Range, oltre il raggio visivo) e l’assenza di una reale capacità “look-down” che funzionasse anche su terra o mare in tempesta. Malgrado l’azione deterrente svolta dai Sea Harrier a bassa quota fosse efficace, la combinazione di tutti questi fattori aveva permesso troppo spesso agli aerei argentini di avvicinarsi alla task force abbastanza da poter attaccare e soprattutto reso le navi britanniche molto vulnerabili ai missili Exocet. Gli anni che seguirono furono perciò dedicati a correggere queste mancanze: le navi vennero equipaggiate con cannoni antimissile CIWS Phalanx da 20 mm e sulle portaerei arrivò la versione AEW (Airborne Early Warning) dell’elicottero Westland Sea King. Il Sea Harrier FRS Mk.1 ricevette inizialmente il Phase I Update che introduceva diverse migliorie tra cui rastrelliere doppie per gli AIM-9 Sidewinder, portando così a quattro il numero totale di missili trasportabili. Fu poi sostituito nella prima metà degli anni ‘90 dall’enormemente superiore Sea Harrier FRS Mk.2 (in seguito denominato semplicemente FA2), dotato di radar Blue Vixen, motore Pegasus Mk.106 più potente, migliori sistemi di autoprotezione e la capacità di impiegare fino a quattro missili aria-aria a medio raggio AIM-120 AMRAAM (due agganciabili ai piloni subalari esterni e due trasportabili in posizione ventrale al posto dei pod per i cannoni). All’epoca il Blue Vixen era indubbiamente uno dei migliori radar del mondo (al punto che divenne la base da cui fu sviluppato l’ECR-90 Captor dell’Eurofighter Typhoon) e costituiva un enorme passo in avanti rispetto al Blue Fox introducendo, oltre alla compatibilità con l’AMRAAM, un raggio di scoperta praticamente doppio, modalità Track-While-Scan (TWS) che permetteva l’ingaggio simultaneo di bersagli multipli, capacità “look-down” completa e, cosa notevolissima, la possibilità di agganciare e abbattere missili antinave “sea-skimming” (a pelo d’acqua) come l’Exocet. In parallelo, la presenza militare britannica nelle Falklands fu fortemente irrobustita. Con una decisione a dir poco controversa e discutibile, il Sea Harrier FA2 venne infine radiato nel marzo del 2006 e sostituito dagli Harrier GR.7/GR.9, aerei privi di radar e di armamento BVR. Questi furono poi anch’essi ritirati dal servizio poco più di quattro anni dopo, lasciando la Royal Navy in una precaria situazione senza aerei da caccia imbarcati fino alla recente entrata in servizio dell’F-35B Lightning II.
Fonti
Sea Harrier Over The Falklands (‘Sharkey’ Ward, caposquadriglia dell’801 Naval Air Squadron durante la guerra)
Sea Harrier FRS 1 vs Mirage III/Dagger (Douglas C. Dildy e Pablo Calcaterra).