Le superpotenze fondano da sempre le capacità di deterrenza sulla cosiddetta “triade”nucleare, formata dai missili balistici intercontinentali (ICBM), dai bombardieri strategici e dai missili montati sui sottomarini nucleari (SLBM). Tra tutti i sistemi disponibili, il più letale è rappresentato dai sottomarini lanciamissili classe Ohio armati con i Trident II D5.
L’UGM-133A, fabbricato dal 1983, è entrato in servizio nel 1990, sostituendo i precedenti UGM-96 Trident I C4. Le specifiche richiedevano un missile con maggior carico utile, superiore raggio d’azione e precisione pari a quella degli ICBM terrestri, impiegabile anche per un attacco preventivo. I primi studi sono iniziati nel 1972, con l’IOC prevista per il 1984. Nel 1974 si sono definite le specifiche. Dopo un periodo iniziale di valutazione per verificare se il Trident II potesse adottare una struttura simile al nuovo LGM-118 Peacekeeper, per ridurre i costi, possibilità rivelatasi non praticabile, nel 1978 la Marina è stata autorizzata a procedere indipendentemente. Nel 1980 sono aumentati i fondi per lo sviluppo, con enfasi sulla precisione. Nel 1982 è stato finanziato il nuovo RV Mk-5, più potente del precedente Mk-4. Il contratto di sviluppo del Trident II è stato assegnato a ottobre 1983 con l’IOC prevista per dicembre 1989, con un piano per far concorrere le varie ditte su ogni singolo componente. Da gennaio 1987 al gennaio 1989 sono stati lanciati 19 missili da Cape Canaveral. Il primo lancio, a marzo 1989, dallo USS Tennessee, è fallito perché l’acqua ha seguito il missile dentro l’ugello del primo stadio, al momento dell’accensione. Le modifiche hanno ritardato l’IOC a marzo del 1990. I Trident II sono stati imbarcati su 18 sottomarini classe Ohio (24 missili) e sui 4 inglesi classe Vanguard (16 missili). Fino al 2021 si sono svolti con successo 184 lanci, e meno di 10 fallimenti.
Il Trident II è un missile tristadio a propellente solido. Lungo 13,6 metri, con un diametro di 2,1 metri, pesa 58500 kg. Il missile impiega il combustibile NEPE-75 (Polietere plastificato di Estere Nitrato) col 75% di componenti solidi (HMX, alluminio, perclorato di ammonio) uniti con legante (polietilenglicole). I primi due stadi sono rinforzati con polimeri in fibra di carbonio e motori Thiokol/Hercules. Il terzo stadio è irrobustito con kevlar e fibra di carbonio e dotato di motore United Technologies Corp.
Il sottomarino, ricevuto e autenticato l’ordine di attacco, si porta a quota di lancio, di solito a 30-40 metri di profondità (massimo 60 metri) a 5 nodi. La cadenza di lancio è di un missile ogni 20 secondi. Prima dell’inizio della sequenza di lancio, viene attivato il sistema di navigazione inerziale Mk-6 Mod.1. La traiettoria viene impostata nel computer. Al lancio, l’espansione dell’aria compressa nel tubo di lancio spinge all’esterno il missile, con un’accelerazione di 10g. Salendo a 50 km/h, protetto dalla bolla d’aria, raggiunge la superficie in pochi secondi e, a una decina di metri di quota, accende il primo stadio, con TVC orientabile di 5-7°. Poco dopo si estende una sonda telescopica sul cono anteriore (aerospike) che, plasmando il flusso d’aria, riduce la resistenza del 50%. Il primo stadio brucia per 63 secondi. A 20000 metri di quota il modulo intermedio ES (equip/adapter section) espelle il primo stadio e attiva il secondo stadio con TVC, che brucia per 64 secondi portando la velocità a oltre 20 Mach, per poi sganciarsi. Il cono anteriore protettivo viene espulso. Il terzo stadio con TVC si attiva, bruciando per 40-45 secondi. La velocità raggiunge oltre 24 Mach. Il quantitativo di testate e il loro peso condizionano la massima portata del Trident, da un minimo stimato di 7590 km con 8 RV Mk-5 da 175 kg, con un carico utile complessivo di 2700 kg, ad un massimo di 13480 km con 3 RV e un carico di 1825 kg. La portata minima è di 2000 km. Entrambe le testate sono indurite contro i raggi-X e l’EMP emessi da esplosioni nucleari vicine. Il Trident può montare ausili di penetrazione, al posto di alcune testate, comprendenti anche un decoy jammer, ma il sistema previsto, l’Mk-400 pare non sia stato installato, per restrizioni di bilancio. Apparentemente, i missili inglesi hanno 6 testate e 6 decoy.
Raggiunta l’area obiettivo, si attiva il PBCS (Post Boost Control System) della sezione equipaggiamento, con durata massima di funzionamento di 7 minuti. Il “bus” coi MIRV punta i veicoli di rientro, invia i segnali di pre-armamento spoletta attraverso l’unità sequenziale e inizia lo sgancio. Per evitare che i getti di correzione traiettoria del PBCS interferiscano con gli RV, la sezione equipaggiamento impiega il PAM (Plume Avoidance Maneuver) che disattiva l’ugello più vicino all’RV, aumentando la precisione. La guida astro-inerziale Mk-6 Mod.1 controlla, tramite una telecamera, l’allineamento con una stella di riferimento, e corregge il sistema inerziale. Il GPS migliora ulteriormente la precisione. Se i veicoli di rientro Mk-4 avevano un CEP di 380 metri, gli Mk-5 raggiungono i 120 metri impiegando solo la guida astro-inerziale, preferita perché non disturbabile. Con l’ausilio del GPS, disponibile dal 1993, il CEP è stimato di 45 metri o meno (la specifica richiedeva meno di 90 metri).
Testate
All’inizio del servizio, i missili montavano 12 veicoli di rientro Mk-4 con testate W76-0 da 100 kT o 8 Mk-5 con testate W88 da 475 kT. Apparentemente erano in servizio 3200 W76 e 400 W88.
A settembre del 2008 è iniziata la conversione, durata 10 anni, agli RV Mk-4A che hanno rimpiazzato i componenti scaduti e sono dotati delle testate W76-1 da 90 kT col nuovo sistema di spolettatura MC4700 AF&F nel programma LEP (Life Extension Program). Le W88, invece, aggiornate allo standard Alt (Alteration) 370, dispongono del gruppo MC2912 AF&F. Il sistema AF&F (Arming, Fusing and Firing) impedisce la detonazione finché non è stato ricevuto e verificato il codice di lancio e analizza elementi come l’accelerazione e il tempo per assicurare che la spoletta non si armi completamente prima dell’arrivo sul bersaglio. Ma, soprattutto, regola l’istante di detonazione. Quando la testata è a 60-80 km di quota, ne analizza la posizione e la traiettoria rispetto al punto ottimale previsto, stimandone l’errore e compensandolo con lo spostamento del punto di mira e una detonazione ritardata o anticipata, migliorando il KP contro i silo o i bunker rinforzati. La probabilità di distruggere un silo resistente a 10000 PSI passa dal 50 all’86 %.
Dalla fine del 2019 si stima siano state prodotte 50 testate tattiche W76-2. Sfrutterebbero unicamente il “primario” delle W76-1, con una potenza ridotta a 5-8 kT. Ogni sottomarino dovrebbe imbarcare 1-2 missili con testate W76-2, singole o multiple.
Il Regno Unito impiega le testate Holbrook da 100 kT, basate sulle W76. Nel 2011 ha ricevuto gli RV Mk-4A con le testate W76-1 LEP, presumibilmente dotate di spolette AF&F.
Trident II D5LE
Per mantenere l’operatività, dato che inizialmente era prevista una vita utile di 25 anni, è stato avviato nel 2007 il programma TEL (Trident Extended Life), con un contratto alla Lockheed Martin da 790 milioni $ per sostituire i componenti obsoleti, aggiornare il sistema di guida-rientro e, forse, con un nuovo propellente per il terzo stadio. I primi Trident II D5LE (Life-Extension) sono arrivati nel 2017, per gli Ohio e i Vanguard, e verranno installati anche sulle nuove classi Columbia e Dreadnought, prolungando la vita operativa al 2042.
Prompt Global Strike
Per la capacità di attacco rapido, nel 2006 il Pentagono ha proposto di convertire alcuni Trident in convenzionali. Il programma dovrebbe costare 500 milioni $ e i missili, presumibilmente 2 per sottomarino, impiegherebbero RV Mk-4 aggiornati con GPS, per aggiornare la rotta e correggere la traiettoria di rientro. Privi di testate termonucleari, sfrutterebbero solo l’elevatissima energia cinetica all’impatto, a 7-8 km/s.
La forza sottomarina degli Stati Uniti, dopo le riduzioni START, comprenderà 14 sottomarini Ohio, con numero di missili ridotto a 20, ognuno con una media di 4 testate. I 4 sottomarini inglesi vedranno una riduzione progressiva a 8-12 missili per battello, con 3 testate ognuno.
Nel 2021, con un finanziamento di 85 milioni di $, è stato avviato il progetto della nuova testata W93 a potenza variabile e del veicolo di rientro Mk-7, assieme al Regno Unito. Dovrebbe sostituire, dal 2034, le vecchie testate W76-1, che ancora superano numericamente le W88 nel rapporto 5:1, anche se altre stime parlano di 500 W76 e 390 W88.
Fonti
https://en.wikipedia.org/wiki/UGM-133_Trident_II
https://nuke.fas.org/guide/usa/slbm/d-5.htm
https://podarilove.ru/en/podvodnaya-lodka-traident-proval-ballisticheskoi-rakety-trident-ii-d5-5-foto-prodolzhaya/
Il classe Ohio pare sia uno dei sottomarini più silenziosi al mondo.
Lo scopo degli SLBM oltre a essere meno vulnerabili degli ICBM è anche quello di lanciare vicinissimo alle coste nemiche e ridurre i tempi di reazione. Solo che gli Stati Uniti non avevano nelle proprie dottrine nucleari la possibilità del First Strike. O sbaglio ? Quello ce l’avevano solo per le testate tattiche in caso di invasione sovietica dell’Europa.
Apparentemente è un mito che circola da decenni. Gli Stati Uniti, ma se è per questo, tutti i paesi possessori di armi nucleari, prevedono il possibile “primo uso” di armi nucleari.