Nel 1960 è iniziato, contemporaneamente in Francia e nel Regno Unito, un programma per un missile antinave, come sviluppo dei progetti Matra R-630 e RG.10. Nel 1964, i due paesi hanno deciso di unire gli sforzi per ridurre rischi e costi. Fin dall’inizio si sono pensate due varianti, anti-radar ed elettro-ottica, le uniche soluzioni percorribili a quel tempo, col massimo numero di componenti in comune. Il futuro missile è stato denominato MARTel (Missile AntiRadar/Télévision). I prototipi hanno visto luce nel 1965-66. Il primo contratto di pre-produzione alle Hawker Siddeley (poi BAe Dynamics) e Engins Matra/Thomson-Brandt, è arrivato alla fine del 1968, coi primi test l’anno dopo. Le prove di valutazione sono iniziate nel febbraio 1970 col lancio di 25 Martel TV. Nel 1972 è iniziata la produzione in serie. A ottobre 1973 sono entrati in servizio nella Royal Navy sui Buccaneer S.Mk.2. I test dell’AS-37 sono partiti a settembre 1974 e proseguiti fino a ottobre 1975. Poi il missile è entrato in servizio sui Mirage e Jaguar.
AS-37
Il Martel antiradar, lungo 4,14 metri, con un diametro di 40 cm e una apertura alare di 1,2 metri, pesava 530 kg. Il booster iniziale era il Pheasant, ma sul modello di serie era installato un Hotchkiss-Brandt/SNPE Basile a propellente solido con una durata di 2,4 secondi. A questo subentrava il sostentatore SNPE Cassandre (poi prodotto da Protac) per 22,2 secondi. Il missile raggiungeva una velocità di crociera di 960-1025 km/h e massima di 1100 km/h, con un raggio d’azione di 60 km a 0,9 Mach. La portata reale dipendeva dal sensore, dal radar bersaglio e dalla modalità di lancio. Da 27-35 km per attacco a bassa quota (minimo 15 metri) fino a 90-120 km (da 12-14000 metri) a seconda della velocità di lancio (0,8-1,5 Mach), anche in modalità Toss (lancio sulla spalla). Era considerato un missile da attacco strategico, dato il peso, la potente testata e il raggio d’azione, utili contro radar di primo avvistamento e guidacaccia.
Il Martel aveva guida inerziale intermedia e terminale passiva radar con sensore ESD AD37. Prima del decollo andava montato il sensore adatto dei tre disponibili sulle bande C/D, contro i radar di sorveglianza, E/F e G/H contro i radar di acquisizione e guida dei SA-3 e SA-6 ecc. Il sensore non agganciava radar ad agilità di frequenza. A bassa quota poteva rilevare un radar tra 46 e 55 km, agganciandolo da 37-46 km, con due modalità:
1) si conosceva la frequenza ma non la posizione (azimuth/distanza). Il sensore era pre-programmato, così doveva solo rilevare il radar. Ruotava in un settore di 90° finchè lo localizzava. Lo agganciava e il missile veniva lanciato.
2) si conosceva la posizione approssimativa e la banda ma non la frequenza. Il missile veniva pre-programmato sull’intera banda, all’interno della quale cercava il segnale. L’antenna ruotava fino a rilevare la posizione. Seguiva poi il lancio.
Acquisito il bersaglio, l’”aggancio”era automatico. Un display di frequenze e spostamento angolare della testa cercante, permetteva di verificare il corretto puntamento, tramite un ago mobile, un allarme sonoro e una spia verde luminosa intermittente. Quando l’ago si stabilizzava, il suono diveniva continuo e la spia verde diventava fissa, era possibile il lancio. L’attivazione del giroscopio richiedeva 3 minuti, limitando le manovre del vettore. Se il radar cambiava frequenza, il sensore continuava a seguirlo, finchè questa rimaneva all’interno della banda preselezionata.
AJ-168
Il Martel a guida elettro/ottica, spesso chiamato TV Martel, era lungo 3,89 metri e pesava 549 kg. Era a radio comando, tramite pod datalink e unità di controllo Marconi Avionics Ltd. La telecamera Marconi Vidicon sul missile inviava le immagini a uno schermo in cabina. Il pilota eseguiva una panoramica alla ricerca del bersaglio. Appena individuato, usava un joystick per centrare la croce di puntamento, effettuando il lock-on e lanciando il missile, che poi manteneva la quota di crociera di 600 metri con un altimetro barometrico, non troppo preciso. L’altitudine dipendeva comunque anche dal tetto delle nubi. Il lancio era a bassa quota fuori dal raggio di scoperta radar. Il pilota trasmetteva le correzioni tramite il pod, correggendo la traiettoria fino all’impatto. In caso di lancio stand-off su terra, il missile seguiva un volo pre-programmato, virando su punti di riferimento fino in vista dell’area bersaglio. Poi l’operatore ne prendeva il controllo. Solo per uso diurno, richiedeva tempo buono, con copertura del cielo non oltre 4/8, tetto nubi oltre 600 metri, visibilità minima di 4,8 km. Condizioni di luce realizzabili 30 minuti dopo il sorgere del sole o 30 minuti prima del tramonto. In condizioni ideali rilevava una nave 15 minuti dopo il tramonto. Era possibile inquadrare il bersaglio ad una distanza media di 19 km a bassissima quota, variabile a seconda del tipo di obbiettivo e dello stato del mare. Il CEP medio era di 6 metri.
AS-37 ARMAT
Mentre gli inglesi hanno deciso di sviluppare dal Martel il missile antinave BAe Sea Eagle, i francesi, all’inizio degli anni ’80, hanno migliorato il Martel come ARMAT (Anti Radiation MArTel), entrato in servizio nel 1984, sui Mirage IIIE/F1/2000 e Jaguar.
Conservando dimensioni e struttura precedenti, con un peso di 544 kg e lo stesso motore, ha un sensore passivo ESD ADAR con microprocessore di superiore sensibilità, contro radar o jammer, a banda larga, in grado di rilevare anche radar ad agilità di frequenza. E’ stato retroattivamente montato sui Martel francesi alla fine degli anni ’80. La testata è di 160 kg HE semi-perforante. All’inizio degli anni ’90 il missile è stato aggiornato con miglior elettronica per affrontare radar con maggior agilità di frequenza, blinking e altre tecniche ECCM.
E’stato esportato in Egitto (50), Kuwait (25) e Iraq (circa 450 ARMAT sui Mirage F-1E).
In combattimento
La RAF considerava il Martel un fallimento. Lento e grosso, rispetto ai missili anti-radar Shrike, rifletteva l’originale missione antinave. La portata reale non era elevata. Il pod data-link occupava un pilone. Il sensore TV e il datalink erano facilmente disturbabili e non erano ognitempo. Il volo a media quota lo rendeva vulnerabile e se ne poteva lanciare uno solo alla volta. Poteva essere montato su pochi aerei e richiedeva un ottimo addestramento, sovraccaricando il pilota di compiti. Sui Mirage IIIE richiedeva un rilevatore passivo a banda larga montato sul muso di un serbatoio ausiliario modificato, per facilitare l’aggancio. Il sensore antiradar andava selezionato a terra, obbligando a conoscere in anticipo il tipo di radar. Ma aveva anche dei vantaggi: l’elevato diametro permetteva il montaggio di una antenna capace di rilevare anche la banda C a 800 MHz. Il sensore era migliore di quello dei primi Standard ARM a banda stretta. La pesante testata e il grande raggio d’azione lo rendevano ottimo come antiradar strategico contro localizzatori di primo avvistamento e guida-caccia (GCI).
Per i Buccaneer era previsto l’attacco antinave coordinato di saturazione, che assicurava almeno un missile a segno, con avvicinamento da 110-130 km a 60 metri di quota. Di solito prevedeva due coppie di aerei armati con 2 missili TV e 2 anti-radar o 4 TV. Un Buccaneer operava come coordinatore, posizionando i velivoli e identificando i bersagli. La forza d’attacco muoveva in silenzio radar da diverse direzioni. Il singolo Buccaneer agiva da esca, obbligando il nemico ad attivare i radar di sorveglianza Top Sail o Head Net, per poi colpirli con due Martel antiradar. Alleggerito del carico, era più manovrabile e le contromisure elettroniche davano buone probabilità di sopravvivenza. I velivoli in attacco, separati di 1,6-3,2 km, a 74 km di distanza salivano a 150 metri di quota attivando i radar Blue Parrot per 1-2 spazzate, per evitare il disturbo, rilevando la posizione dei bersagli per poi ridiscendere. Intanto si attivavano i giroscopi dei missili, permettendo un lancio da 22-32 km, fuori della portata di molti missili superficie-aria. Mentre i missili antiradar erano in volo, gli aerei cabravano a 150 metri, per poter trasmettere in modo ottimale in collegamento dati e lanciare i Martel TV da 13-16 km, cercando di colpire punti vitali come lanciatori di missili antinave o il torrione di comando. Eseguivano poi manovre PLM (Post Launch Manoeuvre) mantenendo i 780 km/h per avere la massima manovrabilità ed eliminavano poi i bersagli con le 4 bombe da 454 kg nella stiva.
Avvicinatosi al bersaglio in navigazione proporzionale, il Martel effettuava l’attacco terminale in picchiata a oltre 60° e velocità supersonica, con distanza media di impatto di 4 metri. La testata HE di 150 kg era una semiperforante con piastra Misznay-Schardin, attivata da una spoletta di prossimità Thomson-CSF o da quella a impatto ritardata. Era efficace in un raggio di 9 metri. Sono state proposte testate termonucleari da 1 Megaton e con submunizioni, non adottate.
L’Iraq ha impiegato gli AS-37 sui Mirage F1E per colpire i radar dei missili HAWK e quelli di primo avvistamento iraniani. Il primo attacco nel dicembre 1982, con 4 Mirage, ognuno con 2 missili, contro una batteria di MIM-23 da 7000 metri di quota e 72 km di distanza, con la distruzione di 4 radar. Assieme agli ARMAT, spesso i Mirage montavano il Thomson-CSF Syrel ELINT, per localizzare radar volando paralleli al confine, con portata di oltre 100 km.
Francia-Libia
Nel 1987, nonostante una pista distrutta l’anno prima da 11 Jaguar, Ouadi-Doum era una minaccia per il Ciad. Nell’operazione Epervier, la Francia ha attaccato i radar e i siti SAM libici in Faya Largeau, per far uscire la Libia dalla zona. Dopo una missione abortita, il 7 gennaio quattro Jaguar armati con un AS-37, assieme a due Mirage F1CR e alcuni KC-135FR, si sono diretti verso Faya a bassa quota. I Mirage F1CR hanno accelerato salendo di quota, per fare da esca, vicino alle posizioni libiche che hanno attivato i radar dei SA-6. Il primo Jaguar ha acquisito e lanciato il missile, distruggendo il radar di guida. Gli altri non hanno ottenuto l’aggancio (altre fonti dicono che erano regolati su altre frequenze).
Il missile AS-37 faceva parte della dotazione dei Mirage IIIE/IV/F1/2000 (1-2 armi), Jaguar (2), Buccaneer (4), Harrier e Atlantic. I Nimrod, Vulcan e Victor erano predisposti al suo impiego e il missile è stato provato sugli F-4. L’AJ-168 era in servizio solo sui Buccaneer (3).
Sono stati prodotti 3172 AS-37 e 1065 AJ-168 al costo medio di 260000 $. Nel 1978 la produzione è calata, per poi terminare nel 1981. Il Martel è rimasto in servizio fino al 1988 nel Regno Unito e almeno fino al 1999 in Francia. E’ stato poi radiato per i costi e la diminuita affidabilità. L’ARMAT è ancora operativo in Egitto, Francia e India.
Fonti
Rockets & missiles (B.Gunston)
https://www.ausairpower.net/alarm-armat.html
https://www.forecastinternational.com/archive/disp_pdf.cfm?DACH_RECNO=595
https://www.secretprojects.co.uk/threads/as-37-armat-improved-martel.1038/