Negli anni ’70 il destino dei B-52 sembrava segnato. Non avevano alcuna possibilità di penetrare con successo le difese sovietiche. I nuovi B-1A, molto più veloci e con minore traccia radar, ne avrebbero presto preso il posto.
All’inizio del 1968, la Boeing ha iniziato lo sviluppo di un missile esca destinato a sostituire l’ADM-20 Quail, da imbarcare sui B-52 e sui nuovi B-1A. Approvato nel 1970, dopo l’esclusione dei similari SCUD e SCAM, è stato denominato SCAD (Subsonic Cruise Aircraft Decoy) e ha effettuato i primi test nel 1973. Il missile avrebbe imbarcato 9 kg di sofisticati sistemi elettronici di disturbo con 21 antenne, oltre alla possibilità di montare, su parte dei missili, una testata convenzionale o nucleare (20-40 kT) che avrebbe obbligato l’avversario ad ingaggiare tutte le esche. La denominazione è presto mutata in AGM-86A SCAD (Subsonic Cruise Armed Decoy). L’aumento dei costi, ha portato all’abbandono lo stesso anno. Ma è apparso evidente che la funzione “decoy” non era più necessaria: si era realizzato un missile da crociera (“Cruise”. pron.: crus) a medio raggio. Nessuno avrebbe potuto, però, prevedere che il nuovo tipo di arma avrebbe sconvolto gli equilibri strategici per sempre.
AGM-86A
A quel tempo le difese aeree dell’Unione Sovietica non erano in grado di colpire velivoli a bassissime quote. L’USAF ha iniziato un programma per un missile nucleare da crociera, ricavato dallo SCAD, assegnando nel settembre del 1974 il contratto alla Boeing, con la stessa denominazione AGM-86A.
Lungo 4,3 metri con una apertura alare di 2,9 metri, pesava 862 kg. Impiegava un turboreattore a doppio flusso Williams F107-WR-101 di nuova generazione con una spinta di 272 kg, alimentato con kerosene JP-9. Poteva volare a 805-1040 km/h per 1200-1600 km. Il missile poteva impiegare gli stessi lanciatori degli AGM-69 SRAM.
Il volo verso il bersaglio era possibile col nuovo sistema di navigazione TERCOM. In prova i missili hanno volato in “terrain avoidance” a 55 metri di quota, con un minimo di soli 9 metri. L’elevata precisione rendeva più che adeguata la testata nucleare W-80.
Fabbricato in 7 esemplari, ha iniziato le prove nel marzo del 1976. L’anno dopo era pronto alla produzione in serie. Nel 1977 il presidente Carter ha cancellato il B-1A. I nuovi missili da crociera, lanciati a distanza dai B-52, avrebbero potuto saturare le difese avversarie riducendo al minimo i rischi per i bombardieri, per i quali era ora previsto l’ammodernamento.
AGM-86B
Nel frattempo, l’USAF aveva emesso una specifica per una variante a raggio esteso (2400 km). Le opzioni contemplavano l’uso di serbatoi esterni o ventrali sugli AGM-86A o un missile allungato ERV (Extended Range Vehicle), che non avrebbe potuto impiegare i piloni degli SRAM e non sarebbe entrato nella stiva dei B-1A. Intanto sarebbe stata avviata la produzione degli AGM-86A.
La Boeing ha riprogettato il missile aumentandone la lunghezza di 2 metri e il peso di 600 kg. Il programma JCMP (Joint Cruise Missile Project), nel 1977, ha imposto lo sviluppo di tecnologie comuni per i missili da crociera. La Marina aveva già selezionato il BGM-109 Tomahawk. Si è scelto il motore Williams F107, la testata W-80 e il sistema di guida TERCOM. Cancellato l’AGM-86A, la competizione per l’ALCM (Air-Launched Cruise Missile) ha visto contrapposti il Boeing AGM-86B e il General Dynamics AGM-109 Tomahawk. L’AGM-86B ha volato per la prima volta ad agosto 1979 e a marzo 1980 è stato dichiarato vincitore, col primo contratto per 225 missili, nonostante la mancanza di standardizzazione. Lo spiegamento è iniziato nel 1981, sui B-52, col primo reparto in allerta alla fine del 1982.
Dal 1981 al 1990, 195 B-52 sono stati aggiornati (99 G e 96 H). E dal 1988 al 1993 tutti i B-52H hanno ricevuto i lanciatori rotanti a tamburo CSRL (Common Strategic Rotary Launcher) con i quali possono portare 8 ALCM nella stiva oltre a 12 su due piloni speciali, pesanti 2270 kg, forniti di elettronica per testare i missili e modificare il bersaglio immediatamente prima del lancio. Sembra che i piloni costino quanto un F-16. Dopo il lancio dei missili, possono essere sganciati per ridurre la resistenza aerodinamica. Per consentire l’identificazione dallo spazio dei B-52G vettori, si impiegano radici alari modificate (strakelet), come previsto dall’accordo SALT-2.
L’AGM-86 ha una struttura semplice ed economica. E’ un involucro con quattro serbatoi in alluminio, con l’elettronica e la testata nella parte anteriore. A metà, si trovano le ali pieghevoli in lega di duralluminio con freccia a 25°. Sul retro si trova il motore, un termo accumulatore e le superfici di controllo, apribili dopo il lancio. I piani orizzontali controllano beccheggio e rollio in movimento concorde o differenziale. Lungo 6,32 metri ha un diametro di 62 cm e una aperture alare di 3,66 metri. Pesa 1452 kg. Il motore Williams International F107-WR-100 o 101 è un turbofan a doppio flusso di soli 66 kg, che assicura una velocità di crociera di 805 km/h e massima di 885. Il raggio d’azione è di 2780 km se la prima parte del volo avviene ad alta quota. I missili possono rimanere in magazzino per 10 anni senza controlli né manutenzione.
L’attacco
L’AGM-86B attacca bersagli fissi rinforzati, come silo ICBM, centri di comando e industriali interrati. I B-52 inizierebbero l’attacco ad alta quota, in rotta polare, per poi scendere a bassa quota evitando i radar di primo avvistamento, protetti dalle ECM. A 370 km dalla costa lancerebbero gli ALCM, lasciando ai B-1B la penetrazione profonda. L’OAS (Offensive Avionics System) sui bombardieri carica le mappe sui missili prima del lancio. E’ possibile l’attacco ad un massimo di 20 bersagli pre-selezionati, per ciascun missile. L’aereo vettore fornisce, tramite il proprio sistema inerziale, le coordinate di posizione e altitudine a quello sui missili.
Dopo lo sgancio, le ali, la presa d’aria e le superfici di controllo si aprono in 2 secondi. Entro 5-10 secondi il motore porta il missile a velocità di crociera. Il volo iniziale è a media quota (3-6000 metri), con navigazione inerziale, il sistema TERCOM è inutile sul mare. Il missile si dirige verso la prima zona di aggiornamento della posizione. La prima mappa è larga 48 km. Le successive sono via via più piccole. Le mappe digitali in 3D sono prese da un data-base delle aree dei potenziali bersagli, ricavate da scansioni satellitari e immagazzinate come matrici di punti di elevazione. La precisione necessaria è garantita da un sistema di navigazione inerziale Litton LN-35, basato su una piattaforma P-1000 con un errore di 800 metri per ora di volo. Il sistema INS accumula un errore progressivo, che il McDonnell Douglas DPW-23 TERCOM (Terrain Contour Matching) provvede a correggere. Per questo è definito anche TAINS (TERCOM Aided Inertial System). Un radar altimetro Honeywell operante tra 4 e 8 GHz con fascio di 13-15°, con gestione della potenza, minimi lobi laterali e PRF variabile per bassa rilevabilità, genera un flusso continuo di letture di altezza, ed è insensibile alle variazioni stagionali nella riflettività radar del terreno. La quota di volo varia continuamente, perciò i dati sono confrontati e sottratti alle rilevazioni barometriche per ricavare le altezze reali, con un massimo ammissibile di 1 metro di errore. Il computer del TERCOM, impiegando filtri Kalman, compara i dati di quota ottenuti alle mappe digitali di riferimento in memoria per trovare i punti coincidenti nella matrice, tenendo conto degli errori combinati, e aggiorna la posizione.
Le mappe sono suddivise in matrici rettangolari di 64 celle con lato da 30 a 975 metri. Le zone sono lunghe mediamente 7-9 km e larghe 0,8-2 km. Ogni cella ha un valore medio di elevazione. Il computer controlla tre mappe, prima di aggiornare il sistema inerziale. Se una non è in accordo con le altre due, la lettura è ignorata e il missile si affida alla sola navigazione inerziale, disarma la testata e funge da esca. Eventualità finora mai avvenuta. Ad ogni punto di controllo (checkpoint), la posizione aggiornata viene inserita nell’INS. Il volo tra le matrici è inerziale, perciò è necessario solo un numero limitato di mappe in memoria. Ad una quota tra 30 e 300 metri, a seconda dei rilievi incontrati, come colline e monti, il missile modifica la rotta con virate (dogleg) per evitare i radar di avvistamento, le difese aeree e ingannare il nemico sull’obbiettivo reale.
La risoluzione delle matrici aumenta all’avvicinarsi al bersaglio. L’ultima mappa è larga solo 1,85 km. La precisione teorica è di 0,4 volte la dimensione delle celle della matrice. Quella reale dipende dalla distanza tra il bersaglio e l’ultima mappa. I valori pubblicati, tra 30 e 90 metri CEP, non sono realistici. Già nel 1960 si erano ottenuti 50 metri e nelle prove la media era di 30 metri CEP.
La testata termonucleare W-80-1, di 123 kg, ha una spoletta a contatto e potenza variabile, 5 o 170 kT. Ha una probabilità dell’85 % di distruggere un obbiettivo rinforzato in grado di resistere a sovrappressioni di 70 kg/cm2.
Il volo a bassissima quota rende problematica la scoperta e l’intercettazione. Inoltre, pur non essendo stealth, l’AGM-86B adotta diverse misure di riduzione della traccia. La sezione è a triangolo smussato, ottima per deviare le onde elettromagnetiche. Il muso è stato modificato, già all’inizio della produzione, passando dalla forma a squalo a quella arrotondata. La presa d’aria non è visibile dal basso. Il risultato era una RCS di 0,1 m2, ulteriormente ridotta successivamente con verniciatura RAM su tutte le superfici. La segnatura infrarossa è limitata. Lo scarico è parzialmente schermato, il turbofan ha una bassa temperatura e i gas sono mescolati. Diverse fonti indicano che dal 1985 sono stati aggiornati con dispositivi di inganno/disturbo radar e lanciatori di chaff/flare. Secondo altre, potrebbe esistere una variante apposita.
Secondo alcuni critici, Il TERCOM potrebbe presentare problemi su terreni piatti come il nord della Siberia e i cambiamenti stagionali potrebbero invalidarlo (fogliame e neve). Ma il sistema ha subito numerosissimi test, a partire dal 1959, e le mappe sono scelte sulla base della loro caratteristicità. Fino al 1982, il TERCOM era stato provato in 946 voli con 4800 confronti mappe. Il software è stato testato in Canada per verificare le prestazioni su territorio polare piatto e la compensazione della forza di Coriolis.
Sono stati prodotti fino al 1986 in 1739 esemplari, rispetto ai 5369 previsti, al costo di 1 milione di $ al pezzo ($ 2,47 compresi i costi di ricerca), e trasportati solo dai B-52. Il B-1 poteva portarne teoricamente 20 ma il programma di prove si è interrotto alla fine del 1987 e nel 1996 sono stati rimossi i cablaggi e le sospensioni.
AGM-86C CALCM.
Dopo il collasso dell’Unione Sovietica e la riduzione delle armi strategiche, si sono resi disponibili molti missili. Nel giugno 1986, la Boeing ha iniziato la conversione degli AGM-86B nel programma CALCM (Conventional ALCM). All’Aerojet è stato affidato il compito di inserire una testata convenzionale che ha richiesto, conseguentemente, un sistema di guida più preciso. Le modifiche hanno comportato un aumento del peso, non compensato dall’elettronica più compatta, e serbatoi meno capaci. Dispone di nuovi software/hardware e motore aggiornato.
I nuovi missili AGM-86C sono operativi solo sui B-52H. Operativi dal 1988, ne è previsto l’uso fino al 2030. La Boeing fino al 2013 ha convertito 622 ALCM.
Block 0
Sviluppato a seguito del programma Senior Surprise e mantenuto segreto fino al 1992, sostituisce la testata termonucleare con una carica ad alto esplosivo/frammentazione di 680 kg (AFX-760). Soprannominata “Bullpup” proietta migliaia di sfere d’acciaio verso il basso a ventaglio ed è efficace contro bersagli come velivoli al suolo, siti radar e depositi combustibile.
Il peso aumenta a 1750 kg, con una riduzione del raggio d’azione a 1320 km. Un sistema GPS della Interstate Electronics, abbinato al sistema inerziale, ha preso il posto del TERCOM. Garantisce un CEP di 15 metri. Ha conseguito l’operatività iniziale nel 1991 e fino al 1994 sono stati convertiti 105 missili ad un costo di 120-160000 $ al pezzo.
Block I (Improved CALCM)
Provata con successo nel 1996 la variante Block I, pesante 1950 kg, ha un raggio d’azione di 950-1200 km. Il sistema inerziale e l’avionica sono stati aggiornati. Il GPS è di seconda generazione e consente un CEP di 5-10 metri. Ha una testata più potente, di 1450 kg (PBXN-111), con maggior esplosivo e dispersione più ampia dei frammenti, più efficaci contro obbiettivi induriti
Dalla fine del 1997 ne sono stati realizzati 200, 70 dei quali frutto di aggiornamento dei Block 0, gli altri ricavati per conversione dei B.
Block IA (Precision accuracy retrofit)
Sviluppata nel 1998 è entrata in servizio nel 2001, con 163 retrofit. Presenta un ulteriore miglioramento del sistema di guida con un ricevitore GPS di terza generazione a 8 canali, resistente ai disturbi, che porta il CEP a 3 metri. Introduce altre due modalità di attacco terminale, in planata e in picchiata verticale, eseguita dopo una cabrata. Mantiene la testata precedente. Il raggio d’azione si riduce a 950 km.
La memoria del computer ha un numero maggiore di mappe, specifiche per i deserti e i terreni impervi dell’Afghanistan e dell’Iraq.
In combattimento
Nel 1991, nell’operazione Secret Squirrel, 7 B-52G hanno lanciato 35 missili contro obbiettivi in Iraq. Secondo i dati ufficiali l’85-91 % dei bersagli è stato distrutto. Sembra, però, che il successo sia stato solo parziale, la precisione e la potenza sono risultate inferiori alle aspettative.
Nel 1996, sono stati lanciati 16 missili contro l’Iraq, nell’operazione Desert Strike, assieme ai BGM-109 Tomahawk della Marina. Alcuni sono finite fuori rotta e altri non sono riusciti a causare danni alle strutture rinforzate.
Nel 1998 altri 90 CALCM sono stati impiegati nella Desert Fox, sempre contro l’Iraq.
Nel 1999 circa 230 missili, AGM-86C e BGM-109, sono stati impiegati contro la Serbia e il Kosovo. Il numero esatto dei CALCM lanciati è quindi indeterminato, probabilmente oltre 100.
Infine nel 2003 sono stati lanciati 153 AGM-86C/D, nuovamente contro l’Iraq.
AGM-86D Block II (hard target defeat capability)
Entrato in servizio alla fine del 2001, pesa 1750 kg, e ha un raggio d’azione di1320 km. Presenta ECCM e un profilo di attacco migliorati. Ha una nuova testata di 540 kg Lockheed Martin AUP-3M (Advanced Unitary Penetrator) adatta ad obbiettivi a moderata profondità o bunker rinforzati, in grado di perforare 3,66 metri di cemento, metallo e pietra, grazie anche all’involucro rinforzato e alla spoletta HTSF (hard target smart fuze). E’ stata selezionata nel 1999 in un confronto con la BAe Royal Ordnance BROACH/ MWS, di caratteristiche equivalenti ma con una carica cava seguita da un penetratore. Erano previste 85 conversioni nel 2002 e 110 dal 2003 ad un costo ulteriore di 896000 $ al pezzo, ma non è chiaro se ne siano state prodotte più di 50.
AGM-86E Block III CALCM-ER
Variante del precedente proposta dalla Boeing per il requisito ERCM (Extended Range Cruise Missile) nel 2001. Un nuovo motore avrebbe consentito l’aumento dell’autonomia fino a 2500-3000 km. In competizione col Lockheed Martin JASSM-ER, con consegne previste dal 2005, sembra sia stato abbandonato.
EMP
La testata Boeing CHAMP (Counter-Electronics High-Power Advanced Microwave Project) ad effetto EMP è stata provata nel 2012 su alcuni AGM-86. Nel primo test il missile ha sorvolato 7 edifici riempiti di computer e altri dispositivi elettronici, irradiandoli con scariche direzionali di microonde ad alta potenza, distruggendone i circuiti, prima di cadere in un’area predisposta. Altri test hanno dimostrato che neppure i circuiti “induriti” erano completamente immuni agli effetti.
ALCM-RC
Nel 1994 si riportava la notizia di una possibile variante per ricognizione in grado di tornare ad una base nelle retrovie e planare con parafreno.
Quasi tutti gli AGM-86 sono stati ritirati o trasformati, sostituiti nel ruolo strategico dagli AGM-129. In prova ne sono stati lanciati oltre 100 col 90 % di successo. Le missioni con gli AGM-86B si sono interrotte nel 1992 e il missile non è più in servizio attivo. Nel 2003 ve ne erano ancora 1140, ma solo 430 in servizio e altri 200 in riserva attiva, tutti nelle varianti C/D.
Si è stimato che per affrontare un attacco di 3000 cruise, l’Unione Sovietica avrebbe dovuto realizzare 50-100 AWACS, 2000 caccia moderni e 500-1000 siti SA-10, con un impegno finanziario tra 50 e 100 miliardi di $, per poterne abbattere appena il 50 %. In piena Guerra Fredda, lo sviluppo dei cruise, assieme a quello dei Pershing II, è stato quindi uno dei fattori decisivi del crollo della superpotenza.
Fonti
Aranysas (12/2001)
http://www.designation-systems.net/dusrm/m-86.html
http://tonnel-ufo-english.tk/weapon/cruise-missile-air-launched-agm-86b-agm-86c-d.php
http://www.ausairpower.net/TE-Cruise-Missiles-1985.html
https://www.nrc.gov/docs/ML0037/ML003730979.pdf
http://www.military-today.com/missiles/agm_86c_calcm.htm