Velivoli tattici da guerra elettronica dell’Unione Sovietica (prima parte)

E’ oltremodo diffusa la convinzione che l’equipaggiamento di disturbo elettronico orientale sia di gran lunga inferiore ai dispositivi similari occidentali. Tale considerazione potrebbe rivelarsi un incauto pregiudizio.

I russi hanno compreso l’importanza della guerra elettronica nel settore dei radiolocalizzatori già durante la seconda guerra mondiale. I primi sistemi di disturbo del dopoguerra erano pesanti, poco sofisticati e voluminosi. Naturalmente avrebbero potuto trovare posto solo su grandi bombardieri modificati. Nel settore tattico il primo velivolo adibito allo scopo pare sia stato la variante per guerra elettronica dell’Ilyushin Il-28, denominata Il-28 REB. Costruito in piccola serie,  il velivolo utilizzava i serbatoi d’estremità del precedente Il-28R per montare  antenne di disturbo radar in grado di coprire i settori anteriore/posteriore. E’ probabile che, come diversi Il-28R, fosse equipaggiato per il lancio di grandi quantità di chaff contenute nella stiva.

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Impiegava l’SPS-2  un sistema manuale da 250-300W, lento da sintonizzare (2-3 minuti) e di limitata efficacia. Ancora negli anni ’60, gli unici velivoli adatti allo scopo erano le versioni ECM dei Tu-16 e 22. Erano in grado di disturbare a distanza di centinaia di km i radar nemici ma non potevano seguire i caccia-bombardieri, soprattutto a bassa quota. Era necessario sviluppare un sistema più potente, in un aereo di dimensioni più contenute ma con spazio sufficiente  per l’equipaggiamento e potenza disponibile per attivare  le trasmittenti.

Yak-28PP (Brewer-E)

La soluzione è arrivata con la realizzazione di un aereo da guerra elettronica supersonico ricavato dallo Yak-28, un aereo che già aveva dato vita ad una intera famiglia di varianti. I lavori sono iniziati nel 1965 sul prototipo del nuovo Yak-28PP (Postanovschchik Pomekh: aereo da disturbo), i cui test sono partiti nel 1966-67. I prototipi erano Yak-28I convertiti. Il primo esemplare di produzione è stato realizzato nel 1968. L’aereo, soprannominato “Pepeshniki” non ha avuto varianti. Fino al 1971 sono stati costruiti 84 Yak-28PP.

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Rimossi i cannoni, il radar e i sistemi di puntamento,  la stiva è stata utilizzata per installare i dispositivi di disturbo su di una speciale piattaforma denominata “contenitore speciale”(спецконтейнером), che viene inserita con elevatori nella stiva. La soluzione facilitava la manutenzione, il rimpiazzo e la scelta dei disturbatori ma richiedeva l’impiego di tecnici sul campo e di molte ore di lavoro. A causa della configurazione del velivolo, infatti,  non sarebbe stato possibile montare i sistemi sotto le ali. I sistemi di disturbo, assieme ai trasformatori e ai generatori, sviluppavano un elevato calore che rendeva necessario l’impiego di serbatoi di refrigerante, prese d’aria e radiatori di raffreddamento.  I disturbatori erano pesanti e sprecavano molta potenza, caratteristica tipica dei prodotti sovietici del periodo.  Rispetto al bombardiere, lo Yak-28PP disponeva di un migliore sistema di navigazione ognitempo. Il velivolo non presentava problemi rilevanti, poteva scortare i bombardieri anche in volo supersonico ed aveva grande autonomia. Le modifiche non causarono problemi di sorta: la fusoliera era sostanzialmente la stessa, i disturbatori occupavano le nicchie e le stive già presenti per bombe, cannoni e radar. Gli equipaggiamenti di base erano compatibili, facilitando la standardizzazione, e i sistemi di disturbo erano già operativi sui Tu-16P.

I sistemi di disturbo attivo dello Yak-28PP includevano tre tipi di jammer, divisi in “disturbatori di protezione di gruppo (“Buket” e “Fasol”), e disturbatori di autoprotezione (“Siren”). Lo Yak-28PP era stato ideato per disturbare i radar di avvistamento e i sistemi di comunicazione. Per lo scopo utilizzava i sistemi “Buket”e “Fasol-1”.

Tra i più potenti sistemi di disturbo del periodo, il “Buket” era un sistema cosiddetto “aperto”. Sintonizzato su differenti frequenze assumeva di volta in volta la denominazione di SPS-22, SPS-33, SPS-44 o SPS-55. L’SPS-22 generava disturbi nella banda D (1-1,4 GHz), l’SPS-33 nella D/E (1,4-2,4 Ghz),  l’SPS-44 nella banda E (2,4-3 GHz) e l’SPS-55 nella F (3-3,8 GHz). I dispositivi, gli stessi impiegati anche sui Tu-16P, modificavano la loro denominazione terminale a seconda del vettore utilizzato. Nel caso dello Yak-28PP si avevano così l’ SPS-22-28, SPS-33-28 e così via. Una accurata combinazione di disturbatori poteva coprire tutte le frequenze. Le stazioni erano rimovibili ed intercambiabili facilmente nella medesima piattaforma.

Il Buket era automatico, anche se la descrizione tecnica ufficiale lo definiva “semi-automatico”. Dotato di ricevitori e analizzatori analogici, poteva operare contro minacce multiple. Attivava 4 o 6 trasmittenti, che coprivano i diversi settori di radiazione dei radar nemici. Poteva operare in modalità Spot o Barrage. La scelta era fatta automaticamente a seconda dell’ambiente elettronico incontrato. Dopo l’attivazione analizzava i segnali, determinandone i parametri fondamentali. Poi li disturbava con l’appropriata frequenza e potenza. Ogni 2,5-3 minuti, il sistema si spegneva ed analizzava nuovamente i segnali, non disponeva infatti di funzione “look-through”. Se il radar  cambiava frequenza, l’analizzatore registrava le differenze e regolava il disturbo automaticamente su una bandwidth di 30 MHz. Gli analizzatori, con schemi logici tipici degli anni ’50, determinavano quanti segnali si trovavano nel raggio di frequenza: se, per esempio, 5 radar  avevano frequenze diverse, l’aereo inviava 5 disturbi differenti all’interno della banda. Se dopo una nuova analisi scopriva che due o più radar stavano operando su frequenze simili, passava al disturbo di sbarramento (150 MHz bandwidth), lasciando il disturbo singolo per gli altri, sulle nuove frequenze risintonizzate. A seconda delle necessità, veniva montato il dispositivo di disturbo richiesto. Nel caso di minacce su diverse bande erano necessari più aerei per coprirle tutte. Così su uno Yak-28PP si sarebbe trovato ad esempio l’SPS-22, su un altro l’SPS-33 ecc.  Il Buket è stato migliorato progressivamente, presumibilmente estendendo la copertura alle bande superiori.

Il secondo sistema era l’SPS-5-28PP-1 “Fasol”. Le antenne trasmittenti a lama sul lato inferiore esterno dei motori erano caratteristiche dello Yak-28PP e lo rendevano distinguibile dalle altre varianti. L’SPS-5 non era automatico, richiedeva la presenza di un operatore. Veniva attivato all’ingresso nell’area nemica, e disattivato all’uscita. Aveva 4 trasmittenti intercambiabili (А,Б,В e Г traducibili come A,B,C,D), a seconda della frequenza richiesta.  Nonostante fosse di concezione vecchia come il precedente “Buket” e non molto sofisticato, il “Fasol”è rimasto operativo. E’ stato migliorato con le varianti SPS-5M ed SPS-5-2X. Disturbava le comunicazioni e i radar in bassa frequenza con una potenza di 30W.

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In caso di ingaggio da parte dei radar di controllo del fuoco (caccia e SAM)  lo Yak-28PP  avrebbe impiegato l’ingannatore “Siren”che comprendeva i sistemi SPS-141, SPS-142 e SPS-143, intercambiabili a seconda delle necessità. L’SPS-141 (8,8-10,7 GHz, banda I/J) era predisposto contro i missili sup-aria Hawk, l’SPS-142 (6,1-7,3 GHz, banda H) e l’SPS-143 (4,7-5,4 GHz, banda G) contro i Nike Hercules. Era situato sul lato destro della cabina, con una piccola presa d’aria: il disturbo, irradiato su un arco di 60°, non richiedeva alte potenze (15-20W), quindi neppure gran raffreddamento. Le antenne trasmittenti erano su entrambi i lati. La stazione ingannava (in distanza, velocità e direzione) i radar ad impulsi e Doppler. Prendeva gli impulsi, ne determinava i parametri e generava una serie di falsi segnali ritardati per coprire l’eco reale. Funzionava anche come Track-breaker (RGPO/VGPO). Aveva 4 modalità: autodifesa, difesa cooperativa di due aerei, disturbo Doppler cooperativo, Terrain Bounce.

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Lo Yak-28PP impiegava anche contromisure passive. Sotto le ali erano installati due lanciarazzi standard UB-16-57UM con  16 razzi S-5P o S-5P1 (PARS-57) da 55 mm. Il razzo S-5P è entrato in servizio nel 1964. Pesa 5 kg, è lungo 1,07 metri  e raggiunge i 450-480 m/sec con una portata di 3-4 km. Dopo il lancio rilasciava, in sequenza, tre pacchetti con dipoli differenti di fibra di vetro metallizzata. Una salva poteva creare una nube di chaff  in grado di coprire gli altri aerei per un periodo variabile da 10 minuti a un’ora a seconda della quota. I razzi erano lanciati in avanti, eventualmente alzando il muso del velivolo. Il lancio in avanti rendeva il chaff molto più efficace. Era integrato dal sistema KDS-19 “Avtomat-2I”  con due contenitori sotto i motori (32 colpi da 26 mm per contenitore). Ogni cartuccia formava una nube RCS di 5 mq. Su diversi velivoli era  installato anche il dispenser ASO-2I  con 32“flare”da 26 mm al magnesio. Venivano lanciati a gruppi di 4-16 a intervalli di 0,3 o 1 secondo. Entrambi i  modelli erano attivati manualmente o automaticamente su segnale dell’RWR SPO-3 (“Sirena-3”). Le cartucce erano piccole, ed efficaci solo contro missili poco sofisticati.

Lo Yak-28PP  in azione.

La missione tipica del Brewer-E era la protezione del gruppo d’attacco. La posizione del jammer era variabile. Prima dell’attacco si portava nella zona di orbita ad almeno 30-50 km dal bersaglio. Questo per diversi motivi: era privo di armi offensive, non disponeva di disturbatori contro i radar di controllo del fuoco (tranne per autodifesa), non era abbastanza manovrabile per sfuggire e non poteva avvicinarsi troppo per non entrare nel raggio di “burn-through”, ovvero alla distanza in cui è impossibile sovrastare le emissioni dei radar terrestri, calcolata appunto in 30-50 km. Era più sicuro ma rendeva inutile il chaff. I disturbatori erano efficaci anche oltre i 100 km. Per i motivi già visti servivano almeno 2-3 jammer. Per distrarre l’attenzione dal gruppo, si poteva anche simulare un attacco con 1-2  Yak-28PP.

Il volo assieme al gruppo riduceva anch’esso l’efficacia del chaff ma aumentava in modo notevole quella del disturbo attivo. Anche un singolo jammer  poteva mascherare tutto il gruppo, specie in formazione serrata. Aveva una controindicazione: la triangolazione poteva rivelare l’intero gruppo.

L’effetto maggiore si otteneva quando il jammer precedeva il gruppo. Era ovviamente più pericoloso. Ma si otteneva il massimo effetto: si poteva diffondere uno schermo di chaff  ed “illuminarlo”con interferenze attive, causando la ri-emissione in direzione del radar nemico. Il disturbo combinato attivo-passivo permetteva la migliore soppressione dei radar ad impulsi e CW (Doppler). In un secondo tempo l’aereo si poteva portare sul retro o prendere posizione sul lato, orbitando nell’area senza interrompere il disturbo.

Gli Yak-28PP, in esercitazione, fornivano un disturbo così alto da rendere inutilizzabili i radar dei Su-24 scortati. Disturbavano interi settori dei radar P-18 Spoon rest (160 MHz) e P-37 Bar lock (3 GHz) con elevata potenza. Come spesso avviene, anche oltre la zona dei  disturbi, si manifestavano “accensioni” e disturbi  delle TV (provocati dal “Buket”) e  sibili-crepitii nelle trasmissioni radio (effetto dei “Fasol”).  In una occasione il disturbo dei radar è stato così forte che il “Comando missili strategici” ha ordinato di interrompere subito i disturbi, minacciando ritorsioni. Comunicarlo ai piloti è stato difficile: l’ SPS-5 aveva interrotto ogni comunicazione radio.

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Gli Yak-28PP operavano inizialmente assieme ai  reparti di ricognizione su Yak-27R e 28R. Successivamente, alla fine degli anni ’70, si sono creati specifici reparti di guerra elettronica. Lo Yak-28PP non è stato impiegato in combattimento e non è stato esportato.  Ma l’impiego è stato notevole: dal 1983 ogni esercitazione è stata effettuata col supporto ECM, fornendo  addestramento anche per paesi alleati come Germania est, Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria.  Ancora alla fine degli anni ’60 i sistemi SPS erano ottimi, con potenza e velocità sufficienti ad affrontare i cambiamenti di frequenza. Ma dai primi anni ’70 sono comparsi radar ad agilità di frequenza con fasci di radiazione più ristretti che hanno ampliato enormememente il numero di impulsi da seguire. Il disturbatore a valvole “Buket”, creato alla fine degli anni ’50, presentava nei loro confronti un certo “ritardo”: mentre determinava i parametri e preparava il disturbo, il radar aveva già cambiato frequenza e la potenza andava persa inutilmente. L’arrivo dei radar phased array, lo ha reso poi  del tutto inadeguato. Questo ha determinato la radiazione dei velivoli, assieme ai Tu-16P: in Russia nel 1993 e in Ucraina nel 1994. Dal 1983 è iniziata la conversione sui Su-24MP, realizzati solo in una quindicina di esemplari. Sono forniti di migliori equipaggiamenti, adatti ad affrontare sistemi sofisticati come i Patriot. Ma, a causa di diversi problemi di sviluppo, per lungo tempo si è preferito continuare l’impiego dei vecchi Yak-28PP.  Situazione sulla quale i piloti degli Yak scherzavano: alle autorità si mostravano i Su-24MP,  per disturbare i radar si inviavano gli Yak…

Su-24MP Fencer-F

L’equipaggiamento installato sugli Yak-28 era sufficientemente potente e affidabile, ma non più all’altezza dei tempi. L’aereo era compatibile con i precedenti bombardieri Yak, l’arrivo dei Su-24 Fencer aveva reso auspicabile lo sviluppo di una versione specifica per guerra elettronica del nuovo bombardiere. I lavori sui prototipi della nuova variante, designati T-6MP, sono andati avanti lentamente, col primo test alla fine del ‘79. Sono stati convertiti due Su-24M che hanno volato nel 1980.  I test sono continuati nel 1980-1982. La produzione è partita nel 1983 ma sono stati completati meno di 20 velivoli, 8 attualmente dislocati in Ucraina.  

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Il modello MP (Modifikatsirovanyy Postanovschchik Pomekh) è distinguibile per le antenne sotto il muso e sotto le prese aria. Altre numerose antenne, annegate sui fianchi del muso, sono verniciate in bianco per confondere il velivolo con un comune bombardiere. I sistemi elettronici, in origine alimentati da due generatori da 12 kW, sono stati potenziati e così pure i sistemi di raffreddamento. Sono stati riposizionati i pannelli del sistema di autodifesa e i display principali sono stati rimpiazzati da una moderna console EW.

Il Su-24MP conserva il cannone GSh-6-23 ed i missili R-60 per autodifesa.  E’protetto dal sistema BKO-2 Karpat basato sull’RWR SPO-15S Berioza (L006) con antenne presso le prese d’aria e ai lati del timone, e sull’L-082 Mak-UL all’infrarosso per allarme lancio missili. Due Lanciatori di chaff/flare APP-50 MA avtomat a 12 tubi completano la dotazione. Nulla esclude il montaggio di coppie di lanciatori a 48-54 colpi, sulla parte superiore delle radici alari e della coda. Per l’attacco elettronico utilizza il complesso “Landish” nato, principalmente, per contrastare i radar dei SAM, inclusi Improved Hawk e Patriot.

Le informazioni su questo sistema sono contraddittorie.  In grado di rilevare, analizzare, classificare, localizzare e disturbare emittenti a  360°,  include il disturbatore interno SPS-201 “Gardeniya” (che sostituisce il precedente SPS-162 Geran-F) abbinato a 5 altri tipi di disturbatori in pod sotto la fusoliera e le ali. Il Gardeniya, con 2 antenne, è un sistema di disturbo radio/radar paragonabile, per certi aspetti, all’ALQ-135. In grado di disturbare due emissioni contemporaneamente, anche CW e PD, opera nelle bande  B, D e dalla F alla J con emissioni in settori di +/-60° in azimuth e +/-30° in elevazione e potenza probabilmente comparabile a quella del Geran (1 kW). Le tipiche modalità  prevedono Spot noise, Barrage, Repeater, RGPO/VGPO, disturbo cooperativo e vari inganni angolari. Sotto le prese d’aria sono alloggiate le antenne a lama dell’SPS-5M Fasol per il disturbo delle comunicazioni e dei radar a bassa frequenza.

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Generalmente visibile con un singolo pod sotto la fusoliera, simile allo Shpil-2M del Su-24MR, sembra possa in realtà montarne due,  forse denominati konteyner  n°1 e n°2, il primo equipaggiato con un disturbatore SPS-6 Los e un Mimoza, il secondo con un lanciatore automatico di esche. Secondo altre fonti, il pod sotto la fusoliera alloggerebbe l’SPS-5M. Altri due contenitori sono agganciabili sotto le ali, e comprendono l’SPS-143 Siren, l’SPS-5M, l’SPS-6 e il Mimoza. E’ probabile che il velivolo possa impiegare diversi pod più moderni, come il SAP-518 Sorbtsiya o l’MSP-418 Khibiny.   

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La carenza di fondi, a seguito del crollo dell’unione Sovietica, ha ritardato la risoluzione di diversi problemi, soprattutto a carico del Gardenyia afflitto da notevole consumo di energia, con conseguente scarsa affidabilità iniziale. Così il Su-24MP non ha soddisfatto i desideri. Purtroppo  l’inserimento del vecchio, ma affidabile,  complesso dello Yak-28PP non è stato possibile perchè troppo voluminoso e di forma incompatibile.

Oltre alle missioni di soppressione difese, il Su-24MP  avrebbe operato di concerto con i Mig-25BM in missioni di attacco agli AWACS. Sotto la sua copertura, i MiG-25 avrebbero potuto raggiungere in sicurezza la distanza di lancio dei Kilter.

SU-34 Fullback 

La piattaforma ideale per il compito sarebbe stata il Su-34P, con sistema di disturbo Kavkaz,  rimasta nella fase concettuale. Ma anche i normali Su-34 possono essere configurati per missioni ECM. I velivoli dispongono di un RWR L-150 Pastel, un sistema L-082 Mak-UL all’infrarosso per allarme lancio missili e 7 dispenser APP-50A a 24 colpi chaff/flare. Il sistema di disturbo interno è l’L-175V/KS418 Khibiny (4-18 GHz) con DRFM, integrabile con pod d’estremità. Dal 2011 è disponibile la variante aggiornata più potente KRET  L-265 Khibiny M. I pod di estremità sono lunghi 4,85 metri, con un diametro di 30cm, e pesano 300 kg l’uno. Il disturbo è diffuso in un cono di +/-45° avanti e dietro, con emissioni da 100W contro 4 radar contemporaneamente. La configurazione si presta all’impiego delle tecniche “Cross-eye” contro radar monoimpulso, oltre a “Terrain bounce”e ripetitore con DRFM.  Sotto le ali e sotto la fusoliera possono essere montati i pod automatici L-175VU-1 e 2 e gli L-175Sh-0 e 1, tutti su frequenze diverse, per proteggere gruppi di aerei.

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In passato si sono citati anche i sistemi SAP-14, MKS-818 (1-4 GHz, bande D-F) in pod e il SAP-518 (5-18 GHz, bande G-J) alle estremità. Equipaggiati con antenne “phased-array” a fascio orientabile, sono in grado di disturbare 10 sorgenti simultaneamente.

La Knirti  sta studiando dal 2013 il Tarentul L700 per scorta ECM con almeno 5 pod su frequenze diverse. Con questo sistema il Su-34 potrebbe competere con l’attuale EA-18G Growler, con capacità simili a quelle del defunto EF-111 Raven. Una minaccia reale contro i dispositivi di difesa aerea occidentali.

2 thoughts on “Velivoli tattici da guerra elettronica dell’Unione Sovietica (prima parte)

  1. certo che lo Yak-28PP era davvero un aereo temibile, anche se obsolescente. Potremmo compararlo allo Skywarrior americano?

    Su FB c’é un pilota di F-106 (si fa chiamare Spirit of Attack) che sostiene che il Delta Dart aveva un sistema ECCM capace di superare qualsiasi ECM a parte forse quelle dei B-52. Insiste che questo tipo di ECCM, basato sull’agilità di frequenza del radar dell’F-106, era talmente efficace che non solo vanificava le ECM avversarie, ma rendeva la resistenza alle ECM dell’F-106 superiore rispetto a quelle sia dell’F-4 Phantom, che (udite udite) quelle dell’F-15 Eagle. Naturalmente io ho obiettato che mi pare ben strano che un sistema anni ’50 fosse più ‘intelligente’ di uno degli anni ’80.

    Lui sostiene anche che i sovietici ‘gave up’ ai tentativi di disturbare i sistemi radar americani. Eppure so che l’SPS-141 era efficace contro gli Hawk e i radar degli F-4 Phantom.

    Che ne pensi?

    1. Si, direi che un confronto con lo Skywarrior è possibile.

      Il radar dell’F-106 inizialmente lasciava a desiderare. Ma il velivolo è rimasto in servizio per moltissimo tempo e il sistema ha ricevuto oltre 60 aggiornamenti. Anche il radar dell’F-15 è ad agilità di frequenza, come moltissimi altri. E’ una funzione ottima ma non è sufficiente se l’intera banda è disturbata con un jammer di sbarramento.
      Il radar dell’F-106, monoimpulso, disponeva di molte altre funzioni antidisturbo, come riduzione dei lobi laterali, leading/trailing edge track (contro il chaff continuo), track on jam, MTI (moving target indicator), range gate delay/advance. Successivamente è stata aggiunta la funzione IF gain (manuale), contro i range gate stealer. Ciò nonostante, mancava di capacità look-down/shoot down e in caso di disturbo elevato l’unica strada era procedere in HOJ fino al burn through o passare al sistema IRST. Non è chiaro quanto fosse efficace contro gli ingannatori più sofisticati o i generatori di bersagli multipli. Per i tempi era sicuramente un apparato molto buono.

      Non è vero che i sovietici hanno rinunciato a disturbare i radar americani. Anzi, lo hanno fatto in modo molto efficace, sia pure prediligendo i disturbatori di sbarramento. Gli Improved Hawk sono stati realizzati proprio per ridurre l’effetto delle interferenze. Persino i radar degli F-14 ed F-15, ritenuti inattaccabili, hanno ricevuto modifiche. L’impiego di disturbatori con tecnologia DRFM potrebbe cambiare di nuovo la situazione.

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