I missili aria-aria dell’Iran

Dopo la rivoluzione islamica del 1979 e il conseguente embargo, l’Iran non poteva più contare sull’aiuto americano. Quando dopo un anno e mezzo scoppiò la guerra con l’Irak, la situazione dell’aeronautica era disastrosa.  Delle armi americane era disponibile, però, una dettagliata documentazione, di ogni ricambio erano disponibili misure e materiali.  Diversi esemplari inutilizzati vennero presto scomposti e riprodotti tramite “reverse engineering”. Prima della rivoluzione decine di migliaia di giovani avevano frequentato le università occidentali, così l’Iran disponeva di molti validi ingegneri.

La punta di diamante dell’aeronautica era costituita dai circa 80 caccia F-14. Sfortunatamente, secondo la versione ufficiale, i radar dei Tomcat ed i loro missili Phoenix erano stati sabotati per impedirne l’impiego. Il sabotaggio sarebbe stato eseguito, a seconda della versione,  dai tecnici della Grumman o da ufficiali iraniani fedeli agli Stati Uniti tramite danneggiamento o rimozione del software. Così gli F-14 operativi non sarebbero mai stati più di una decina, grazie alla cannibalizzazione dei restanti. Non avrebbero mai lanciato gli AIM-54 (o li avrebbero impiegati come aria-terra) ed avrebbero impiegato il radar solo come sistema AEW.

La versione iraniana dice che il  sabotaggio ha riguardato solo 16 missili pronti al lancio. L’Iran avrebbe impiegato buona parte dei quasi 300 missili restanti fino ad esaurimento scorte. Nonostante l’embargo sui ricambi,  gli F-14 sono stati mantenuti in grado di volare, anche se solo in 15-25 esemplari, senza nuovi motori. Ed avrebbero abbattuto moltissimi bersagli in guerra, soprattutto con i Phoenix, lodati come missili eccellenti.

La soluzione va cercata nei centri di manutenzione costruiti con l’aiuto americano, ricchi di ricambi e motori di riserva. Inoltre, contrariamente alla credenza popolare, tra i persiani (che non sono arabi) si possono trovare uomini molto preparati sul piano tecnico, che hanno saputo risolvere in modo creativo molti problemi. 

Certo è che, secondo l’autorevole Jane’s, l’Iran era in grado di produrre il 70 % dei componenti dell’F-14, che la tecnologia dei primi AIM-54 risale agli anni ’60 ed era alla portata di un bravo ingegnere, che esistono moltissime foto e filmati, anche del tempo di guerra, che mostrano F-14 armati con Phoenix (sempre che gli iraniani non si divertano ad appesantire inutilmente un caccia con zavorra inutile !). E che, molto probabilmente, gli stessi americani hanno fornito i ricambi necessari in epoca successiva. Ad ogni modo, alla fine, i missili sono terminati (o non sono mai stati operativi).

Non stupisce, così, che il primo tentativo di riproduzione abbia riguardato proprio l’AIM-54A.

La copia del Phoenix ne ricalca le caratteristiche ma sicuramente manca il radar attivo; la semplice guida semiattiva non dovrebbe aver causato problemi insolubili. Si dice che le copie siano state sperimentate in guerra, non si sa con quale risultato.

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Missile decisamente più semplice è il Fatter, copia dell’AIM-9 Sidewinder.  Il sensore infrarosso non è al livello di un Aim-9L, che l’Iran non ha mai avuto, e si suppone sia efficace solo negli attacchi in coda.

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Negli anni ’80 l’Iran iniziò l’adattamento di alcune armi per altri scopi.  Contro bersagli a lunga distanza aerei e navali vennero adattati sui Phantom i missili navali Standard RIM-66 a guida semiattiva, prelevati dalle navi classe Babr. Per il trasporto sono stati adattati i piloni multipli per bombe (MER), con poche modifiche. La soluzione, trovata per necessità, non ha funzionato. Nel corso delle prove si sono riscontrate vibrazioni e variazioni estreme di temperatura. Quasi certamente, dopo poche ore di volo era già inutilizzabili. Provati su due F-4 nel 1985, sono stati abbandonati.

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Già nel 1984 gli iraniani avevano iniziato gli studi per trovare un’arma in grado di sostituire  l’AIM-54, le cui scorte stavano terminando. Il progetto d’emergenza fu chiamato Long Fang. L’unica arma disponibile  in quantità era il missile superficie-aria MIM-23B Improved Hawk a guida semiattiva. La sigla, per l’occasione, venne modificata in AIM-23 Sedjil o Skyhawk.  I missili lunghi 5 metri, con un peso di 638 kg, avrebbero trovato posto sotto le ali degli F-14. Il Tomcat impiega la guida semiattiva per i missili a medio raggio. La conversione, almeno teoricamente,  non deve essere sembrata difficoltosa.  I primi test sono avvenuti nel 1986 con due F-14 modificati. Il missile deve essere lanciato ad almeno 3000 metri di quota e Mach 0,75, col bersaglio tra 10 e 15000 metri. Dato che il lancio avviene a quota medio-alta e ad alta velocità, l’autonomia originale di 40 km è aumentata notevolmente ma non ci sono dati ufficiali. E’ stimata in 100 km. Diversi problemi di collegamento dati e debolezza dei segnali radar hanno afflitto il programma. Il motore dello Hawk ha un potente booster incorporato cosa che richiede sicuramente uno sgancio particolare. Vi sono stati due abbattimenti di aerei iracheni non confermati ed il missile non è stato più impiegato in guerra, anche se i test sono continuati negli anni ’90. Ma la combinazione si è dimostrata poco pratica ed inefficace, complessivamente un fallimento.

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Nel 2013 è stato presentato il Fakour-90, secondo gli iraniani un modello migliorato del Phoenix ma, apparentemente, dotato sempre di guida semiattiva, in questo caso ricavata dal missile sup-aria Shalamcheh, copia del MIM-23 Hawk.

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Nello stesso anno è stato annunciato l’inizio della produzione del nuovo missile aria-aria Maqsoud, con una portata di 300 km. Non si conosce lo stato attuale di questo progetto.

2 thoughts on “I missili aria-aria dell’Iran

    1. In effetti potrebbe trattarsi di un pregiudizio. Anche paesi non particolarmente avanzati tecnologicamente, sono ormai in grado di produrre radar attivi per missili aria-aria.

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