Lo stato d’Israele ha dovuto difendere la propria esistenza fin dall’inizio. La creazione di una fiorente industria bellica nazionale ha presto consentito la realizzazione in proprio di diversi progetti, anche per ridurre la dipendenza dall’estero. L’embargo imposto dalla Francia negli anni ’60 ha visto confermati i timori. Vista la grande importanza attribuita alla superiorità aerea, era inevitabile la realizzazione di un missile aria-aria.
Shafrir 1
Lo sviluppo dello Shafrir 1 (libellula) è iniziato nel 1959. Nel 1961 i prototipi si erano dimostrati fallimentari. Le dimensioni erano insufficienti, 2 metri di lunghezza, un diametro di 11 cm ed un peso di 30 kg. Il raggio d’azione stimato era solo di 1,5 km a bassa quota e 3 km ad alta quota. Ridisegnato, il missile finale era di configurazione simile a quella dell’AIM-9B ma se ne differenziava per il diametro maggiore che consentiva di alloggiare un sensore più grande e più combustibile.
Lungo 2,5 metri, con un diametro di 14 cm ed una apertura alare di 55 cm, pesava 65 kg. Il motore a razzo aveva una durata di combustione di 5 secondi e consentiva di superare Mach 2. Il sensore infrarosso era di prima generazione, consentiva l’attacco solo in coda in un arco di 30°, era poco affidabile ed efficace solo contro bersagli con postbruciatore inserito.
Il raggio d’azione variava da 3 km a bassa quota a 9 km a 10000 metri, mediamente era di 5 km. Quello minimo era di 500 m. La testata era modesta ma superiore a quella dell’AIM-9B (non è affidabile il dato di 30 kg spesso riportato). Il missile era privo di spoletta di prossimità. Le stime calcolavano una “kill probability” del 21 % soltanto.
Il programma di miglioramento iniziò subito ad accumulare ritardi. La produzione venne ugualmente avviata e nel 1962 furono ordinati 200 pezzi. I primi test, nel 1963, non furono incoraggianti: nessun missile colpì il bersaglio. Non del tutto operativo, venne inviato ugualmente ai reparti di Mirage IIICJ a fine 1963. Anche diversi Vautour furono predisposti al suo impiego. L’ordine iniziale venne ridotto a 120 pezzi.
In combattimento
Impiegato in 30 esemplari nella “Guerra dei sei giorni” del 1967 ha danneggiato solo un Tu-16. Era più potente dell’AIM-9B ma mancava quasi sempre il bersaglio. L’integrazione sui velivoli lasciava a desiderare: in molti casi quando i Mirage sganciavano i serbatoi ausiliari gli Shafrir si sganciavano anch’essi o cadevano subito dopo il lancio, per mancata accensione del motore, meritandosi il soprannome di “bidoni”. La produzione non veniva interrotta dato che l’aviazione israeliana era disperatamente a corto di missili, tanto da impiegare sui Mirage anche qualche Atoll “preda di guerra”.
La Rafael, nel corso della produzione, ha inserito diversi miglioramenti. Una variante, lo Shafrir 1B, modificata con l’aggiunta di una spoletta infrarossa di prossimità ed una testata di 11 kg, raggiungeva un Pk teorico del 47 %.
Nella successiva “Guerra d’attrito”, i Mirage IIICJ avrebbero abbattuto 3 MiG-21 nel 1967 e nel 1969, altre fonti parlano di 5 MiG. Un risultato modesto a fronte di dozzine di lanci.
Considerato inaffidabile, il missile è rimasto in servizio fino al 1970.
Shafrir 2
Lo studio del successore è iniziato nel 1961, lo sviluppo si è svolto tra il 1963 ed il 1968 con i test a partire dal 1965. Il missile ha raggiunto i reparti di Mirage IIICJ nel 1969.
Pur mantenendo la struttura di base del primo modello, lo Shafrir 2 era più grande e pesante. Impiegava elettronica “solid state”. Lungo 2,6 metri, con un diametro portato a 16 cm ed una apertura alare di 55 cm, pesava 93 kg (di cui 50 per il motore). Aveva un motore bistadio più potente con una durata di 5 secondi che consentiva una velocità di 2,5 Mach a fine combustione. Il raggio d’azione medio variava da un minimo di 500 metri a 6,4 km. La quota massima d’impiego era di 18000 metri. Poteva attaccare bersagli manovranti a 6 g (4 g a 9000 metri).
Il sensore infrarosso era più sensibile, anche se non raffreddato, e consentiva l’aggancio in un settore di 45° in coda, con superiore “tracking rate” e una capacità “off boresight” di 10°. In almeno tre occasioni il sensore ha tracciato frontalmente, consentendo l’abbattimento di due MiG-17 e obbligando un Sea Harrier a picchiare per disimpegnarsi, durante il conflitto delle Falkland.
Lo Shafrir 2 era più facile da usare: oltre al caratteristico tono modulato tipico del Sidewinder, dava anche un segnale visivo. Il missile si dirigeva sul punto futuro con metodi di navigazione proporzionale. La probabilità di colpire era valutata nel 65-70 %. Era considerato paragonabile all’AIM-9E e superiore all’AIM-9D in affidabilità. Rispetto a quest’ultimo era, però, complessivamente inferiore, dato che l’AIM-9D aveva un sensore raffreddato ed era più aerodinamico. La testata era di 11 kg (con 4 kg di esplosivo), preframmentata e dotata di spoletta infrarossa di prossimità. Una brusca manovra difensiva era in grado di metterla fuori gioco.
In combattimento
La prima occasione d’impiego è arrivata con la cosiddetta “Guerra d’attrito”(1969-1970). Sono stati lanciati 22 Shafrir 2, abbattendo 13 aerei e danneggiandone altri 3 (Pkdel 59 %).Altri 4 aerei sarebbero stati colpiti tra il 1970 ed il 1973 a fronte di 13 lanci.
Nella “Guerra del Kippur” del 1973, lo Shafrir è stato estesamente impiegato assieme agli AIM-9, dimostrandosi più affidabile e letale. I 176 missili lanciati hanno distrutto 89 aerei nemici (Pk 51%). Altri due MiG-21 sono stati abbattuti nel 1974 e nel 1979.
I dati non sono omogenei: qualche fonte parla di non meno di 240 Shafrir 2 lanciati tra il 1969 ed il 1973, con 110 aerei abbattuti e 23 danneggiati. un Pk medio del 45 %. Israele ha sempre dichiarato un Pk del 60%.
L’Argentina ha ricevuto 350 Shafrir 2 per i Dagger e gli A-4, lanciandone numerosi durante il conflitto delle Falkland del 1982. I missili sono stati lanciati sempre fuori inviluppo, anche da 8 km e frontalmente, senza colpire mai.
Nel 1985 un Super Mystere B2 dell’ Honduras ha abbattuto un Mi-8 sandinista con uno Shafrir 2.
Operativo sugli A-4, F-4, F-5, F-15, F-16, Mirage IIICJ, Nesher, Kfir e Super Mystere B2, lo Shafrir ha ottenuto un buon successo d’esportazione, anche verso paesi sottoposti ad embargo. Risulta acquistato da: Argentina, Colombia, Cile, Ecuador, Honduras, Salvador, Sudafrica, Taiwan e Turchia.
La speranza che lo Shafrir potesse essere offerto per l’esportazione ad un prezzo minore di quello dell’AIM-9B/E si è presto rivelata vana. Nel 1969 lo Shafrir 2 costava 20000 $ (gli AIM-9B e D costavano 2000 e 7000 $). Nel 1970 il costo era calato a 18000 $ (11000 $ un AIM-9D). Nel 1972 costava 17000 $ (14000 l’AIM-9D) e 20000 $ nel 1983. Israele ha continuato così ad acquistare i Sidewinder, molto più economici. La produzione dello Shafrir ha rischiato d’essere fermata ed è continuata , in piccola serie, solo per le pressioni della Rafael. La produzione per le esigenze nazionali è finita nel 1978, con 925 pezzi ma è proseguita per l’esportazione fino al 1983 con altri 7000 pezzi.
Lo sviluppo del successore, inizialmente chiamato Shafrir 3, avrebbe dato vita al potente Python 3.