Nel 1957 l’USAF ha emesso la specifica LRI-X (Long Range Interceptor) per un intercettore da Mach 3 con elevata autonomia ed un sistema d’arma avanzato (XY-1) per colpire i bombardieri prima possibile con un missile a lungo raggio, provvisoriamente denominato GAR-X. La Rockwell offriva l’XF–103, la North American l’XF–108 Rapier, poi risultato vincitore. L’armamento previsto era costituito da missili a corto raggio AIM-4 e 2 GAR-X nucleari con guida semiattiva radar (SARH) o infrarossa (IR). Si chiedeva una capacità shoot up/down di 12000 metri. Nel maggio del 1958 l’armamento è stato ridotto a soli 3 GAR-X.
Le caratteristiche iniziali della proposta Hughes GAR-X, forse derivata dai concetti XGAR-5 e XGAR-6, davano 3,42 metri lunghezza, alette pieghevoli di 1,04 metri di apertura, un peso di 280 kg, raggio d’azione tra 25 e 40 km, quota max di 22860 metri e testata convenzionale o nucleare. Il disegno è stato abbandonato nell’agosto 1956 ma la ditta ha ricevuto il contratto di sviluppo per il nuovo GAR-9.
Nell’Aprile 1958 la Hughes ha presentato il sistema AN/ASG-18 abbinato al nuovo missile, chiamato Falcon come i predecessori. Le prestazioni previste davano Mach 6 ed un raggio d’azione di 213 km. Nel 1959 problemi di messa a punto del previsto motore Aerojet-General XM59, hanno portato a considerare brevemente un Lockheed a propellente liquido che avrebbe, però, comportato problemi di immagazzinaggio per periodi prolungati. Con questo motore non era difficile raggiungere 6 Mach, così ad alta quota la portata poteva raggiungere quanto progettato. Ma la Hughes ha preferito il Lockheed XSR13-LP-1 a propellente solido, meno potente, in grado di garantire solo Mach 4. Visti i problemi iniziali con la guida SARH, l’USAF ha chiesto di riprogettare il GAR-9 come “dual-mode” con guida intermedia SARH e terminale IR. Era richiesta eventualmente una variante solo IR, da impiegare in caso di intense ECM. Il doppio sensore avrebbe comportato, però, un aumento del diametro di 5 cm (da 34 a 39) e 82 kg in più (453 kg), obbligando a riprogettare la stiva dell’F-108 e riducendo l’autonomia di quest’ultimo. Per evitare ritardi, l’USAF vi ha rinunciato. La Hughes ha poi risolto i problemi del sensore ed il GAR-9 non ha mai montato un sensore infrarosso. Era prevista inizialmente una testata nucleare W-42 da 0,25 kT, in sviluppo nel 1958, poi eliminata nel 1961. Dal 1959 si è scelta una testata convenzionale. Il GAR-9 è stato brevemente considerato per l’autodifesa dei B-70. Ma la riduzione del raggio d’azione ne avrebbe ridotto i vantaggi.
Alla fine del 1959, l’USAF ha cancellato l’F-108. Ma ha deciso di continuare lo sviluppo del radar e del missile, perchè il requisito per un intercettore da Mach 3 era ancora presente. L’anno dopo, Kelly Johnson ha proposto l’AF-12, una versione da intercettazione biposto dell’ A-12, con il nome in codice Kedlock. Per il programma Improved Manned Interceptor la Lockheed ha modificato tre A-12. Il sistema Hughes ASG-18 era quasi pronto e poteva trovar posto facilmente sul nuovo caccia, oltre ai missili GAR-9. I prototipi hanno ricevuto la sigla YF-12A.
Il GAR-9 ha iniziato i test di lancio non guidati da terra nel maggio 1961, a White Sands. Entro fine anno erano stati provati 8 missili. Nel 1962 il primo lancio guidato. Nel frattempo la Convair aveva iniziato a modificare un B-58, poi inviato alla Hughes che vi ha alloggiato il radar AN/ASG-18 nel muso estesamente modificato, aggiungendo un pod ventrale con un singolo GAR-9. Soprannominato “Snoopy”, ha iniziato i lanci a maggio 1962. A 10700 metri di quota ha lanciato un GAR-9 ad un QF-80 distante 24 km. Il missile è passato a 2 metri dal bersaglio. Il secondo lancio ha visto un impatto diretto sul QF-80. L’anno dopo, un missile lanciato contro un Regulus-II, si è disintegrato in volo. La Hughes ha modificato le superfici di controllo e i test sono ripresi a luglio e proseguiti fino all’inizio del 1964. In tutto 6 missili a segno e un test annullato.
Hughes AN/ASG-18
Il programma LRI-X ha portato alla realizzazione di uno dei più imponenti sistemi d’arma d’ogni tempo. Selezionato tra 13 proposte in gara, l’ASG-18 ha richiesto una lunga messa a punto. Studiato per gli F-103 ed F-108 non sembrava in grado di garantire più di 74 km di raggio di scoperta, mentre la specifica indicava 185 km contro un bersaglio di 10 m2, per poter intercettare in tempo obbiettivi a Mach 3. La Hughes ha riprogettato il radar. Nelle prove si sono impiegati B-25, T-29, B-57, DC-3 e Aero Commander con traccia radar elevata a 32 m2 per replicare i bombardieri russi.
Il sistema di controllo del fuoco era decisamente impressionante: con un peso di 953 kg ed un consumo di 40 kW, impiegava circuiti analogici di processazione e un computer digitale per la soluzione di tiro. Primo radar pulse Doppler a impulsi coerenti, aveva il trasmettitore raffreddato a liquido con due TWT in tandem ed una antenna di 102 cm diametro che operava in banda I (9,35-9,4 GHz) con una potenza media di 3 kW ed una di picco di 12 kW. Aveva capacità “look-down/shoot-down” ma era in grado di seguire un solo bersaglio alla volta, illuminandolo fino all’impatto in modalità Single Target Track (STT). Come tutti i radar Doppler, otteneva le migliori prestazioni contro bersagli in avvicinamento frontale, separandoli dal chaff, mentre poteva perdere un bersaglio trasversale. La portata massima strumentale era stimata tra 320 e 480 km. Copriva un settore largo 92 o 185 km dal livello del mare a 30500 metri, con elevazione di +/- 45°. Nei test ha agganciato un QB-47 a 1000 metri di quota a 241 km, un EC-121 a 278 km, un B-57 in decollo e persino un missile balistico Atlas. Il rilevamento dei Tu–95 non avrebbe causato difficoltà.
Assieme al radar operava l’IRST con due sensori multielemento al seleniuro di piombo (PbSe) da 15 cm di diametro alle radici alari, operanti probabilmente tra 3 e 5 micron. Con un settore di 70°x140° e precisione angolare di 1°, poteva rilevare un B-47 a 13700 metri di quota a 64 km in coda e 19 km frontalmente. Un bersaglio a Mach 3 era rilevabile a 140 km, indipendentemente dall’aspetto.
AIM-47A
La struttura del missile era in magnesio con rivestimento ed ali in materiali compositi plastici. Le superfici di controllo erano in acciaio a nido d’ape, alimentate con fluido idraulico pressurizzato. Lungo 3,82 metri con una apertura alare di 84 cm ed un diametro di 34 cm, pesava 371 kg. Il motore era un Lockheed XSR13-LP-1, col quale raggiungeva oltre 4 Mach e un raggio d’azione massimo di 160-185 km. Il lancio ottimale era previsto a 92 km di distanza. La capacità snap up/down era eccezionale, con dislivelli di oltre 20000 metri e capacità di colpire fino a 30500 metri di quota. Nella prima fase volava con l’autopilota programmato con i dati di rotta e posizione del bersaglio inseriti nel sistema inerziale, aggiornato a metà traiettoria dal radar dell’intercettore, fino a 115 km. Nella fase terminale il sensore semiattivo radar acquisiva il bersaglio. La sensibilità richiesta, 70 km su un bersaglio di 32 m2, era stata migliorata per rilevare un aereo di 9,3 m2 a 117 km di distanza. La testata di 45 kg era a frammentazione con spoletta di prossimità, che non risentiva delle variazioni nella velocità relativa di avvicinamento.
Il missile è stato adattato all’YF–12A, dal 1962 con la nuova sigla AIM–47A. La fusoliera aveva 4 stive, così non vi era alcuna riduzione di velocità per resistenza aerodinamica. I tre prototipi YF–12A portavano solo 3 missili, la quarta stiva anteriore destra conteneva parte dell’elettronica dei test e del sistema di controllo del fuoco.
Il 16/4/1964, nel primo test di sgancio da un YF-12A a grande velocità, si è rischiato un incidente perché il flusso della corrente d’aria ha sollevato il muso del missile, per fortuna senza motore, facendolo quasi impattare con la fusoliera. La Lockheed ha riprogettato il sistema di eiezione con potenti pistoni pirotecnici per spingere in basso con forza il missile, prima dell’accensione del motore.
La prima prova “live” è avvenuta il 18/3/1965 sul Pacifico contro un bersaglio Q-2C a 12200 metri in volo a 0,9 Mach. L’YF–12A volava a 2,2 Mach a 19800 metri, a 67 km di distanza. Il missile è passato a distanza letale dopo 58 km e meno di 60 secondi. Il secondo test è fallito per il malfunzionamento di un giroscopio ma i tre successivi, contro bersagli Q-2C e QB-47 tra 55 e 65 km a varie quote, hanno visto un centro diretto (asportando 1 metro di stabilizzatore orizzontale da un QB-47) e due missili passati a soli 2-3 metri dal bersaglio. Il 30/9/1965 un YF-12A a 22860 metri e 3219 km/h, ha lanciato un AIM-47 contro un drone a 52 km di distanza, 6096 metri di quota e 966 km/h. Il missile, in attacco frontale, è passato a meno di 15 metri dal bersaglio. L’ultimo test era il più difficile, contro un QB-47 a 150 metri di quota e 0,6 Mach. Lanciato dalla distanza di 61 km a 22500 metri di quota e 3,2 Mach, il Falcon è passato a 14 metri di distanza. 6 centri su 7 lanci.
Gli equipaggi USAF hanno eseguito altri sei test, centrando tutti i bersagli. Il 13/5/1966, nel corso del primo test USAF, un YF-12A a 22677 metri e 3,17 Mach, ha lanciato un AIM-47 contro un BQM-34A a 64,8 km di distanza a 6096 metri di quota. Il missile, in attacco posteriore, è passato entro la distanza letale, dopo un volo di soli 58 secondi, vicino al tempo massimo di progetto, ad una velocità media di quasi Mach 5.
AIM-47B
Nel maggio 1965 la Lockheed ha ottenuto il contratto per i lavori sull’F-12B, la prevista versione di serie, armata col migliorato AIM-47B. Più compatto e con alette pieghevoli, avrebbe permesso il trasporto di 8 missili nelle stive ridisegnate. Diametro e peso erano ridotti a 33 cm e 363 kg. Ma nel 1968 l’USAF ha deciso di annullare il requisito per un intercettore da Mach 3.
La Hughes ha prodotto 80 missili AIM-47. Superiore ad ogni missile del tempo, presentava innovazioni che sarebbero state adottate decenni dopo. Non tutto è andato perduto: l’esperienza acquisita avrebbe poi portato al sistema AWG-9/AIM-54 Phoenix dell’F-14.
AGM-76 Falcon
Nel 1966 la Hughes ha proposto un derivato anti-radar da impiegare contro i SAM in Vietnam. Conservando cellula, motore e autopilota, l’AGM-76A impiegava la testata da 113 kg della bomba Mk-81 e la guida in banda S dello AGM-45 Shrike. Il peso aumentava a 431 kg e la lunghezza a 4,06 metri. Sono stati fabbricati 22 XAGM-76A, 10 dei quali lanciati nei test, probabilmente da A-3 Skywarriors convertiti. Con un raggio d’azione di 160 km sembrava l’arma ideale. Alcuni missili sono stati lanciati dagli F-4D, F-105F ed A-6, ma non è sicuro se in missioni di combattimento. Con l’arrivo degli AGM-78, il progetto è stato annullato. Le voci su una variante a testata nucleare da 250 kT sono infondate. Ma si basano su una proposta effettivamente considerata nel 1961 per un derivato dell’AIM-47 con testata nucleare che, in quattro esemplari, avrebbe armato il proposto RS-12, biposto da attacco derivato dal ricognitore A-12.